L’irruzione nella sede de La Stampa a Torino ha scosso l’intero sistema informativo. Sono oltre trenta i manifestanti identificati e la Prefettura ha adottato nuove misure di sicurezza a tutela delle redazioni. Un segnale chiaro dell’inasprimento del clima nei confronti del giornalismo.
La condanna è stata immediata e unanime: dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dai presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, fino alla segretaria del Pd Elly Schlein e al leader del M5s Giuseppe Conte. A livello locale si sono espressi il sindaco Stefano Lo Russo e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.
Solidarietà e polemiche, la frase che divide
Nel dibattito è intervenuta la giurista Francesca Albanese, che ha condannato l’assalto invitando però la stampa a tornare a svolgere con rigore il proprio ruolo. Una precisazione che ha generato polemiche, tanto da spingerla a chiarire durante un corteo a Roma: “Non c’è stato alcuno scivolone, vergognatevi. Condanno la violenza e condanno l’attacco a La Stampa”.
Quindici minuti di devastazione, come è avvenuto l’assalto
Secondo la ricostruzione della Digos, un gruppo di circa cento manifestanti si è staccato dal corteo dello sciopero generale e ha assaltato i locali del quotidiano. I cancelli sono stati scavalcati con facilità, sono stati lanciati fumogeni, divelte telecamere e imbrattati i muri interni con vernice spray. Mentre la redazione, quasi vuota a causa dello sciopero, veniva messa a soqquadro, volavano insulti e minacce dirette ai giornalisti.
Il direttore Andrea Malaguti ha spiegato che il sistema di sicurezza comprendente porte tagliafuoco non è stato attivato in tempo: “Hanno gridato giornalista terrorista, sei il primo della lista, e a uno che riprendeva anche giornalista ti uccido”. Ha annunciato inoltre la visita dei vertici del gruppo Gedi, con John Elkann e Paolo Ceretti, per riaffermare il valore del pluralismo e della libertà di stampa.
Identificazioni e il ruolo dei centri sociali
Le prime identificazioni condotte dalla Digos hanno riguardato attivisti del centro sociale Askatasuna e membri dei collettivi Collettivo Universitario Autonomo e Kollettivo Studentesco Autorganizzato. Tra loro anche un sedicenne già fermato mesi fa durante gli scontri davanti al liceo Einstein.
Il prefetto Donato Cafagna ha ricordato che in passato, nel centro sociale Askatasuna, sono stati rintracciati soggetti destinatari di misure giudiziarie per episodi violenti. Per questo ha sottolineato la necessità di una maggiore consequenzialità istituzionale nella gestione di questi luoghi.
Una strategia di prevenzione più forte
Di fronte al salto di qualità nella violenza, il prefetto ha convocato un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Sono stati rafforzati i presidi fissi presso la Rai e La Stampa e intensificati i controlli su altri obiettivi sensibili. Lo stesso Cafagna ha dichiarato che vi era “un disegno violento che non apparteneva alla manifestazione principale”, evidenziando la necessità di una prevenzione coordinata.
Il tavolo permanente per difendere l’informazione
È stato avviato un tavolo di coordinamento permanente con l’Ordine dei Giornalisti, la Federazione Italiana Stampa, la Rai e le principali testate nazionali. L’obiettivo è costruire una rete di protezione concreta in grado di prevenire attacchi e tutelare chi lavora quotidianamente all’interno delle redazioni.
L’assalto alla sede torinese non rappresenta solo un attacco a un giornale, ma un colpo al diritto dei cittadini a un’informazione libera e pluralistica. Un episodio che impone una riflessione urgente su come difendere uno dei pilastri fondamentali della democrazia.
30 Novembre 2025
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