Il Calendario Pirelli ha sempre avuto qualcosa di enigmatico, quasi fosse un oggetto che non appartiene al semplice scorrere dell’anno ma a una dimensione più rarefatta, dove il tempo diventa narrazione e immaginario. Non si compra, non si colleziona facilmente, non si espone in vetrina: eppure, ogni volta che ritorna, trova il modo di raccontare epoche, sensibilità e trasformazioni. Una tradizione che dura da più di mezzo secolo e che, anche nel 2026, continua a sorprendere.
Un’eredità lunga 52 anni
È difficile pensare a un’altra pubblicazione capace di sintetizzare così bene l’evoluzione dello sguardo contemporaneo. Dalle atmosfere iconiche di Richard Avedon alla tensione narrativa di Peter Lindbergh, dalla sensualità di Bruce Weber alle costruzioni estetiche di Mario Testino, fino alle sperimentazioni di Anne Leibovitz, Steve McCurry, Karl Lagerfeld e Tim Walker. Una galleria di maestri che ha trasformato The Cal in un racconto collettivo del nostro immaginario visivo.
Praga, la Moldava e un nuovo sguardo
Nel 2026 il calendario si presenta con un’ambientazione che già da sola sembra un film. A Praga, affacciato sulla Moldava e vicino al Ponte Carlo, Marco Tronchetti Provera racconta la nuova edizione come qualcosa di “magico come Praga”. È qui che prende forma la visione del fotografo norvegese Solve Sundsbo, autore che da anni esplora le contaminazioni tra corpo, luce e tecnologia. Per lui, l’obiettivo è chiaro: ricreare in studio l’essenza degli elementi della natura – terra, aria, acqua, fuoco – utilizzandoli come metafora dell’energia umana.
“Tecnologia, intelligenza artificiale, 3D sono solo strumenti. L’importante è come li usi per arrivare all’essenza intangibile di energia, luce, vento, etere”, spiega Sundsbo. Un manifesto di poetica più che una dichiarazione tecnica.
Un equilibrio tra natura e artificio
La presentazione del progetto alla Municipal House, uno degli edifici liberty più spettacolari della capitale ceca, mette subito le cose in chiaro: The Cal 2026 vuole essere una linea di confine tra ciò che siamo stati e ciò che stiamo diventando. Un ritorno simbolico alla natura, pur passando attraverso gli strumenti più avanzati della modernità.
Tronchetti Provera sintetizza così la scelta: “Il calendario è un’espressione artistica. Il messaggio, se c’è, viene dopo. Ma questo progetto ci ha colpiti per la sua forza visiva e per la scelta del cast”.
Un cast che racconta il tempo
E il cast, infatti, è il cuore pulsante del 2026. Ventidue donne, tutte con percorsi intensi, maturità, storie piene. È anche ciò che ha scatenato ironie – qualcuno l’ha definito “il calendario delle milf” – ma il punto è esattamente l’opposto: qui non c’è caricatura, bensì la volontà di smontare pregiudizi radicati.
Dal carisma di Tilda Swinton alla potenza scenica di Gwendoline Christie, dalla sensibilità di Isabella Rossellini all’energia atletica di Venus Williams, fino all’eleganza iconica di Eva Herzigova, alla presenza di Luisa Ranieri e alla bellezza magnetica di Irina Shayk. Donne che non hanno vent’anni, ma una vita intera alle spalle che aggiunge profondità alle immagini.
Secondo Sundsbo, la nudità – tema atteso e tradizionale del calendario – non è affatto esclusa dal nuovo equilibrio culturale. “Il politicamente corretto non vieta il nudo. Cambia il rapporto di potere e l’approccio tra fotografo e modella”.
Storie, motivazioni e un vento che cambia
Ogni protagonista porta una sfumatura personale. Venus Williams vive la posa come una sfida atletica: “Ogni scatto è una palla da conquistare”. Luisa Ranieri incarna il “vento”, trovando affinità tra calma e tempesta. Eva Herzigova, tornata trent’anni dopo il suo primo The Cal, racconta quanto sia cambiato il settore: “All’inizio non ci credevo. Ma oggi la moda sta facendo passi avanti. Qui ci sono persone ambiziose, con talenti e famiglie, non solo ragazze giovanissime”.
Irina Shayk, che si avvicina ai 40 anni con ironia, osserva: “Non sono i nuovi 20?” e parla di un progetto personale che vuole ancora tenere segreto, mentre sottolinea quanto il calendario celebri la bellezza interiore e l’empowerment femminile.
Un calendario contro gli stereotipi
The Cal 2026 finisce inevitabilmente per essere letto anche come un manifesto contro l’ageismo e le discriminazioni legate all’età. Sundsbo non nasconde le ambizioni: “La mia speranza è che sia rivoluzionario”. E di fatto lo è già: perché non mette in scena un’eterna giovinezza idealizzata, ma un presente in cui fascino, tecnica, arte e consapevolezze si intrecciano.
Un calendario che non si limita a illustrare il tempo: prova a cambiarlo.
14 Novembre 2025
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