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Il dilemma delle infrastrutture nel Sud, tra ponte sullo Stretto e reti essenziali

Infrastrutture nel Mezzogiorno, priorità su strade, ferrovie e reti idriche prima del ponte sullo Stretto

Il dilemma delle infrastrutture nel Sud, tra ponte sullo Stretto e reti essenziali

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Il ponte sullo Stretto è davvero una priorità? Una riflessione sulle reali esigenze infrastrutturali del Sud Italia

Quando si parla di sviluppo nel Sud Italia, il dibattito si accende sempre attorno alle grandi opere. Eppure, dietro gli slogan e i progetti faraonici, resta una domanda semplice ma cruciale: cosa serve davvero ai territori? Durante un recente intervento al Convegno Connessioni Mediterranee, l’economista Carlo Cottarelli ha offerto una riflessione che riporta il discorso con i piedi per terra, distinguendo tra infrastrutture simboliche e infrastrutture che incidono sulla vita quotidiana.

Infrastrutture pubbliche e investimenti industriali

Esiste una differenza sostanziale tra le opere pubbliche e le iniziative private, e questa distinzione, spesso sfumata nel dibattito pubblico, è stata richiamata con chiarezza. Le infrastrutture finanziate dal capitale pubblico hanno un ruolo insostituibile nel sostenere i territori, collegarli e renderli competitivi. Prima ancora delle grandi visioni industriali, servono strade, treni, porti, reti idriche e servizi di base che funzionino davvero. Senza questi elementi, qualsiasi strategia di sviluppo rischia di restare teorica.

La priorità delle reti, non delle opere monumentali

Secondo Cottarelli, il nodo non è soltanto “se fare il ponte oppure no”, ma capire quali siano le priorità reali. La sua analisi è pragmatica: Sicilia e Calabria convivono da decenni con strade dissestate, linee ferroviarie lente e vulnerabili e sistemi idrici che risentono sempre più del cambiamento climatico. “È quella, secondo me, la priorità”, ha osservato.
Il discorso, in altre parole, invita a riconsiderare l’idea che un’unica grande opera possa risolvere problemi strutturali molto più diffusi e radicati.

Il ponte sullo Stretto, un progetto ancora controverso

Il ponte sullo Stretto continua a suscitare entusiasmo e polemiche in egual misura. Tuttavia, come sottolineato dall’economista, mancano ancora analisi indipendenti affidabili che ne valutino l’effettivo impatto. Le valutazioni esistenti provengono principalmente dalla società che sostiene il progetto, e questo – inevitabilmente – ne limita l’imparzialità. La domanda rimane: è davvero l’opera più utile in questo momento storico?

Costi, benefici e realtà quotidiana

In un periodo in cui i cambiamenti climatici mettono ulteriormente sotto pressione le infrastrutture locali, soprattutto quelle idriche, investire nelle reti esistenti potrebbe produrre benefici immediati, diffusi e sostenibili. Cottarelli ricorda che ogni euro pubblico deve essere valutato secondo il principio di massima utilità collettiva, e ricorda che “se rimangono soldi anche per il ponte, bene, ma prima c’è altro da sistemare”.
Un approccio concreto, lontano dagli slogan e più vicino alle esigenze dei cittadini.

Una visione più ampia per il futuro del Sud

L’intervento offre uno spunto di riflessione più profondo sul modo in cui immaginiamo lo sviluppo del Mezzogiorno. Forse il futuro non si gioca sulla costruzione di un collegamento iconico, ma sulla capacità di creare una rete moderna, efficiente e resiliente. Un Sud ben collegato, dove spostarsi non richiede ore e dove i servizi essenziali funzionano, è un Sud che può attrarre imprese, turismo, investimenti e opportunità.


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29 Novembre 2025
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