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Un nuovo modello di difesa per l’Italia, tra volontariato e scenari globali

Le parole di Guido Crosetto aprono un confronto su sicurezza, pace e scelte future dell’Italia in un contesto internazionale instabile

Un nuovo modello di difesa per l’Italia, tra volontariato e scenari globali

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Dalla leva volontaria alla questione Ucraina, un’analisi chiara e accessibile sulle sfide di difesa che l’Italia deve affrontare

L’idea di ripensare la difesa nazionale torna al centro del dibattito italiano, mentre in Europa cresce l’attenzione verso forme di servizio militare volontario. Le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenuto al Tg1, aprono una riflessione che riguarda non solo la politica, ma l’intero Paese.

Un dibattito che coinvolge tutta la nazione

Il tema della difesa non è mai semplice e, soprattutto in un’epoca attraversata da tensioni internazionali e nuove instabilità, richiede uno sguardo ampio. Guido Crosetto invita a valutare un modello aggiornato, proporzionato ai tempi. Secondo il ministro, pensare a un servizio militare su base volontaria – come già discute Francia e Germania – non è una questione di maggioranze politiche, ma una scelta “di Stato”, che riguarda la sicurezza collettiva e l’identità di una comunità.

Volontariato e sicurezza, una proposta da analizzare

L’idea non è priva di critiche, ma Crosetto parla più di riflessioni che di opposizioni. In un mondo dove i conflitti cambiano forma, la difesa non è fatta solo di eserciti, ma anche di capacità civiche, tecniche, digitali. L’ipotesi di un servizio volontario potrebbe infatti rispondere a nuove esigenze, senza riproporre modelli del passato.

Uno sguardo al contesto internazionale

Crosetto allarga poi il ragionamento alla guerra in Ucraina, ricordando come le dichiarazioni provenienti da Mosca facciano parte di quello che definisce un gioco delle parti. L’apertura di Vladimir Putin a un cessate il fuoco, accompagnata però dalla richiesta di mantenere Crimea e Donbass, non sembra sufficiente a considerare vicina una soluzione stabile.

La ricerca della pace al di là delle retoriche

Nell’intervista, il ministro sottolinea un punto cruciale: la speranza di vedere finalmente “scoppiare la pace”. Un’espressione volutamente paradossale che riassume la stanchezza di chi assiste da anni a un conflitto che ha colpito duramente l’Ucraina, ma che pesa anche sulla popolazione russa, spesso estranea alle decisioni del Cremlino. L’auspicio è che la volontà internazionale converga su una tregua autentica, capace di innescare un processo di pace reale.

Tempi difficili, scelte complesse

Il messaggio di Crosetto invita l’Italia a guardare oltre l’emergenza quotidiana e a interrogarsi su cosa significhi davvero “difesa” nel 2025. Significa solo preparazione militare o anche resilienza civile? Significa deterrenza o cooperazione internazionale? Sono domande che richiedono una risposta condivisa, maturata in Parlamento ma sostenuta da un confronto pubblico più ampio.

Una discussione che non riguarda solo il presente

Riflettere oggi su un nuovo modello di difesa non è un esercizio astratto, ma un investimento sul futuro. In una fase storica in cui la sicurezza è diventata un concetto globale, interconnesso e fragile, costruire strumenti adeguati significa proteggere sia il territorio sia la qualità della democrazia. E qualunque decisione verrà presa, avrà senso solo se sarà frutto di una responsabilità condivisa.


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29 Novembre 2025
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