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Il saluto all’ultimo gentiluomo del tennis italiano

La storia e il ricordo di Nicola Pietrangeli, il primo italiano a vincere uno Slam e simbolo eterno del tennis azzurro

Il saluto all’ultimo gentiluomo del tennis italiano

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Un omaggio a Nicola Pietrangeli, leggenda del tennis e maestro di eleganza, passione e umanità nello sport italiano

La storia di Nicola Pietrangeli non si misura soltanto in trofei, statistiche o record. È il racconto di un uomo che ha portato l’Italia del tennis dove nessuno era arrivato prima, imprimendo un segno che ha attraversato generazioni. Il primo Slam conquistato a Parigi, nel 1959, rimane un momento scolpito nella memoria collettiva del nostro sport. Un successo replicato l’anno successivo, quando il tennis si giocava in bianco, le racchette erano di legno e il talento contava più dei muscoli.

Il signore della terra rossa

Chi lo ha visto giocare ricorda un atleta elegante, dall’occhio azzurro e la battuta pronta, capace di trasformare la terra rossa in un palcoscenico personale. Il suo stile classico, fatto di rovesci morbidi e volée leggere come pennellate, ha preceduto il tennis fisico dei tempi moderni. Nei suoi anni d’oro, tra il ’59 e il ’61, venne considerato tra i migliori tre giocatori al mondo, un risultato che ancora oggi fa capire quanto fosse avanti rispetto al suo tempo.

Un leader in campo e fuori

Dopo la carriera da giocatore, Pietrangeli divenne capitano della squadra italiana di Coppa Davis, firmando un’altra prima volta storica: il trionfo del 1976 in Cile. Una vittoria che ancora oggi racchiude un simbolo identitario per il tennis italiano. Accanto a lui, nomi come Orlando Sirola e successivamente Adriano Panatta, con cui il rapporto fu un’altalena sincera di affetto, battibecchi e reciproca stima.

L’eredità umana, la perdita e il dolore

Dietro al campione c’era un uomo complesso, ironico, autoironico e profondamente legato alla famiglia. Il colpo più duro arrivò con la scomparsa del figlio Giorgio, un dolore che lo segnò negli ultimi mesi di vita. “Non bisognerebbe mai sopravvivere ai propri figli” aveva detto con lucidità disarmante. Nonostante tutto, continuò a mostrarsi come il padre nobile del tennis italiano, sempre pronto a una battuta e a uno sguardo affettuoso verso chi portava avanti quella disciplina che lui aveva contribuito a costruire.

Gli omaggi del mondo dello sport

La notizia della sua scomparsa, a 92 anni, ha attraversato lo sport come un’onda emotiva. Dalla premier Giorgia Meloni al presidente FITP Angelo Binaghi, passando per Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Filippo Volandri, Tathiana Garbin e tanti altri protagonisti del tennis, tutti hanno ricordato l’uomo prima ancora del campione. Anche figure internazionali come Rafa Nadal hanno voluto dedicargli un pensiero, segno di un’eredità che ha superato da tempo i confini nazionali.

Un simbolo che resta, un maestro che non se ne va

Il campo centrale del Foro Italico, quello che porta il suo nome, sarà il luogo del suo ultimo saluto. Una scelta che sembra chiudere un cerchio perfetto: la terra rossa che aveva sognato come dimora per le sue ceneri sarà il posto dove amici, appassionati e tennisti potranno salutarlo. La sua famiglia lo ha definito un “esempio di eleganza e talento”, mentre il mondo dello sport continua a riconoscere in lui un pilastro che ha cambiato la percezione del tennis nel nostro Paese.

Le sue battaglie, i suoi successi, le sue ironie e perfino le sue fragilità continueranno a vivere nei giovani che scendono in campo con la maglia azzurra, nei ricordi di chi lo ha amato e nella storia del tennis mondiale.


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01 Dicembre 2025
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