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Tra libri, polemiche e sicurezza, il giorno più osservato della fiera

Una giornata intensa nella fiera romana tra polemiche, sicurezza e dibattiti sulla libertà editoriale di fronte al pubblico

Tra libri, polemiche e sicurezza, il giorno più osservato della fiera

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Le reazioni del mondo culturale e politico animano la prima giornata di Più Libri Più Liberi tra tensioni e partecipazione

L’aria della prima giornata di Più Libri Più Liberi si è caricata subito di un’attenzione insolita, quasi magnetica, verso uno stand in particolare. Il flusso continuo di visitatori, studenti e giornalisti ha creato un quadro vivo e complesso, dove la discussione pubblica sul ruolo degli editori e sul confine tra libertà di espressione e responsabilità culturale è tornata al centro della scena.

Un inizio affollato e senza tregua

Fin dal mattino la Nuvola progettata da Massimiliano Fuksas è stata attraversata da migliaia di ragazzi e curiosi. Nel cuore della fiera, lo spazio dell’editore al centro della controversia ha catalizzato l’attenzione di molti. Nonostante la direttrice Chiara Valerio abbia ribadito di non condividere alcune posizioni presenti nel catalogo della casa editrice, la sua linea è rimasta chiara: “non avere paura dei libri”. Una frase che ha sintetizzato il clima di una giornata in cui idee, tensioni e curiosità si sono intrecciate senza sosta.

Reazioni, abbandoni e primi effetti collaterali

Le polemiche non hanno tardato a produrre conseguenze: un editore ha scelto di lasciare l’Aie, alcuni autori hanno annunciato la loro assenza, e molte conversazioni tra gli stand hanno finito per convergere su un unico tema. Secondo alcuni osservatori, si è parlato troppo di un caso e troppo poco del resto della fiera. Nel frattempo, tanti visitatori hanno scelto di avvicinarsi allo stand proprio per capire cosa stesse succedendo, mentre altri, in modo forse provocatorio, ne hanno acquistato un libro o scattato una foto.

Un clima teso tra sicurezza e contestazioni

La giornata è scivolata tra controlli intensificati, sguardi attenti e scambi di battute tutt’altro che rilassati. Da un lato c’erano le guardie giurate e alcune persone vicine all’editore, dall’altro i gruppi studenteschi che hanno voluto porre domande dirette. A un certo punto delle studentesse del collettivo Artemisia hanno chiesto al venditore se approvasse un titolo in catalogo. La risposta, quasi disarmante, è stata: “questo non l’ho letto”. Una scena che racconta più di molte analisi.

Il dibattito politico e culturale si accende

La discussione non è rimasta confinata tra gli stand. Dalla posizione del presidente dell’Aie Innocenzo Cipolletta, che ha ribadito l’opposizione a qualunque forma di censura, alla dichiarazione della presidente di Più Libri Annamaria Malato, che ha ricordato la natura antifascista della fiera, il tema ha assunto rapidamente una dimensione pubblica. L’intervento dello scrittore Christian Raimo ha aggiunto ulteriore tensione, parlando di pericolose concessioni culturali, mentre Cipolletta ha invitato alla riflessione senza chiudere il dialogo.

Voci critiche e scelte radicali

La polemica ha coinvolto anche figure esterne alla fiera. Lo storico Luciano Canfora, interpellato telefonicamente, ha appoggiato la scelta dell’associazione degli editori, sostenendo che non si debba tornare a logiche di “libri proibiti”. Nel frattempo, l’editore Orecchio Acerbo ha ufficializzato la decisione di uscire dall’Aie, dichiarando inconciliabile la coesistenza con cataloghi che contengono titoli considerati lontani dai valori costituzionali. Alle loro critiche si è aggiunto il commento di realtà editoriali di diversa area politica, a conferma che il dibattito non conosce un’unica direzione.

Il nodo dei limiti e delle responsabilità

La questione più delicata emersa durante la giornata riguarda il confine tra libertà editoriale e responsabilità democratica. Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha invitato a non rinunciare al confronto, sostenendo che la risposta più efficace non sia il silenzio ma la partecipazione alla “battaglia” culturale. Nel pomeriggio, l’assessore alla Cultura di Roma, Massimiliano Smeriglio, e quello di Milano, Tommaso Sacchi, hanno sollevato la necessità di definire ciò che la Costituzione considera un limite, richiamando esplicitamente il divieto di apologia del fascismo.


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05 Dicembre 2025
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