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Povertà sanitaria, un Paese che fatica a curarsi

La povertà sanitaria cresce in Italia, colpendo famiglie e minori con costi sempre più alti e cure spesso rinviate o negate

Povertà sanitaria, un Paese che fatica a curarsi

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Farmaci costosi, liste d’attesa e rinunce alle visite mostrano un sistema sanitario sempre meno accessibile ai più fragili

La povertà in Italia ha molte forme, ma quella sanitaria è forse la più silenziosa e dolorosa. Significa non poter acquistare un farmaco necessario, rinunciare a una visita specialistica, rimandare cure importanti perché troppo costose o perché le liste d’attesa scoraggiano ogni tentativo. Nel 2025, secondo i dati raccolti da Banco Farmaceutico, questo fenomeno non solo non migliora, ma cresce con un ritmo che mette in difficoltà migliaia di famiglie.

Di fronte a numeri sempre più alti, diventa essenziale chiedersi cosa stia accadendo e quali siano le conseguenze di questo trend sulla salute pubblica.

Un numero che continua a salire

Nel 2025 più di mezzo milione di persone si è trovato in uno stato di povertà sanitaria, affidandosi alle 2.034 realtà assistenziali convenzionate per ottenere farmaci o cure gratuite. Parliamo di 501.922 cittadini, un incremento dell’8,4% rispetto all’anno precedente.

Non si tratta di cifre astratte, ma di persone che, senza questo aiuto, avrebbero dovuto rinunciare a trattamenti essenziali. A confermarlo è il 12° rapporto sulla povertà sanitaria presentato all’Agenzia italiana del farmaco.

Chi sono i nuovi poveri della salute

Il disagio colpisce fasce diverse della popolazione. Gli uomini rappresentano una lieve maggioranza (51,6%), ma a sorprendere è la presenza di tanti adulti tra i 18 e i 64 anni, quasi il 60% del totale.

Preoccupa anche l’alta percentuale di minori: 145.557 bambini e adolescenti, cioè il 29%. Numeri più alti persino degli anziani, che costituiscono il 21,8%.

Dal punto di vista clinico, prevalgono i malati acuti (56%) rispetto ai malati cronici (44%), un dato che fotografa una fragilità spesso improvvisa e non programmabile, che pesa pesantemente sui bilanci familiari.

Il costo dei farmaci e il peso sulle famiglie

La spesa sanitaria privata rimane uno dei nodi principali. Nel 2024 le famiglie italiane hanno sostenuto complessivamente 23,81 miliardi di euro per l’acquisto di farmaci, in lieve aumento rispetto al 2023.

Di questa cifra, solo il 57,3% è coperto dal Servizio sanitario nazionale. Il resto – oltre 10 miliardi – è pagato interamente dai cittadini. Anche se tra 2023 e 2024 i costi diretti sono leggermente diminuiti, il confronto con sette anni prima è impietoso: +21,26% dal 2018.

Dietro questi numeri si nasconde una realtà semplice: curarsi costa sempre di più.

Quando le cure diventano un lusso

Secondo gli ultimi dati Istat, quasi un italiano su dieci ha rinunciato almeno una volta a una visita o a un esame specialistico negli ultimi dodici mesi. Le liste d’attesa restano il principale ostacolo per il 6,8% della popolazione, mentre il 5,3%, pari a oltre 3 milioni di persone, ha rinunciato per motivi economici.

Un segnale che mostra come il sistema sanitario, pur universalistico, stia diventando meno accessibile proprio per chi avrebbe più bisogno di sostegno.

L’appello di Banco Farmaceutico

Nella presentazione del rapporto, Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico ETS, ha sottolineato quanto il fenomeno richieda non solo interventi immediati, ma anche un cambiamento culturale.

Secondo Daniotti, la risposta deve essere duplice: da un lato, garantire la gratuità dei medicinali essenziali a chi non può permetterseli; dall’altro, investire in ricerca, analisi e conoscenza delle cause profonde della povertà sanitaria.

Solo comprendendo davvero le radici del problema si possono progettare soluzioni efficaci e durature.

Un’emergenza che riguarda tutti

La povertà sanitaria non è un tema “di nicchia”. Ha ricadute sul benessere collettivo: ritardi diagnostici, peggioramento delle malattie croniche, aumento degli accessi ospedalieri. Un Paese che non riesce ad assicurare cure accessibili rischia di creare disuguaglianze ancora più profonde.

Riconoscere il problema è il primo passo per affrontarlo. Agire, invece, è il passo necessario per evitarne le conseguenze più dolorose.


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02 Dicembre 2025
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