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Recensioni online, quando la libertà di parola diventa un’arma

Libertà di parola non è libertà di offendere, serve un’etica digitale per difendere chi lavora onestamente

Recensioni online, quando la libertà di parola diventa un’arma

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Un mercato senza etica crea disuguaglianze, urge responsabilità collettiva per fermare le recensioni false

Le recensioni online false sono diventate una vera piaga per migliaia di attività: ristoranti, hotel, negozi e servizi di ogni tipo si trovano spesso vittime di giudizi inventati o distorti. Dietro un semplice commento negativo può nascondersi un danno economico, ma anche un colpo alla reputazione costruita in anni di lavoro. Come ha ricordato il presidente della Fipe, Lino Stoppani, nel corso dell’assemblea pubblica della federazione, si tratta di un fenomeno di “vera inciviltà” che lascia molti operatori “impotenti e senza difesa”.

Un problema etico prima ancora che economico

Il tema non è solo commerciale. Le false recensioni toccano un punto più profondo: quello dei valori condivisi. “Il fenomeno solleva anche una questione etica” ha aggiunto Stoppani, sottolineando come questo comportamento inquini i principi di onestà, affidabilità e trasparenza che dovrebbero guidare il vivere civile. Quando la libertà di esprimere un’opinione diventa il pretesto per offendere, si perde il confine tra critica e diffamazione.

Libertà di critica non è libertà di offendere

La rete offre a chiunque la possibilità di esprimersi, ma la libertà digitale comporta anche una responsabilità. Scrivere una recensione implica onestà e rispetto, non vendetta o manipolazione. La libertà di parola non può trasformarsi in una licenza a distruggere la reputazione altrui. Il confine tra critica costruttiva e offesa gratuita è sottile, ma fondamentale per mantenere un ecosistema online sano.

Un danno per tutti, non solo per le imprese

Ogni recensione falsa non danneggia solo l’imprenditore, ma anche il consumatore, che viene privato di informazioni veritiere. L’intero sistema economico perde credibilità e trasparenza. In un mercato digitale dove tutto è basato sulla fiducia, la disinformazione mina le basi della concorrenza leale.

Un mercato senza etica genera disuguaglianze

Come ha ricordato Stoppani, “un mercato senza etica non crea benessere ma solo disuguaglianze”. Quando le piattaforme digitali non controllano adeguatamente i contenuti pubblicati, chi lavora con serietà si trova penalizzato rispetto a chi sfrutta le falle del sistema. La fiducia, una volta compromessa, è difficile da ricostruire.

Ripartire dall’educazione digitale e dalla responsabilità

Serve un impegno condiviso: dalle piattaforme che devono potenziare i controlli, alle istituzioni che devono tutelare chi lavora onestamente, fino ai cittadini che devono capire il valore reale di una recensione. La reputazione digitale è un bene collettivo: va protetta, non abusata.


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12 Novembre 2025
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