A San Francisco, nel cuore della tecnologia mondiale, nasce una startup che fa tremare la coscienza collettiva. Si chiama Preventive e il suo obiettivo è creare il primo bambino geneticamente modificato. Non per un esperimento di laboratorio, ma per nascere e vivere tra noi. Dietro al progetto ci sono due nomi che pesano come montagne nella Silicon Valley: Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, e Brian Armstrong, CEO di Coinbase.
Sulla carta, l’intento sembra nobile: eliminare malattie ereditarie e migliorare la salute futura. Ma dietro la promessa di una vita “perfetta” si nasconde una domanda che la scienza evita da secoli: fino a che punto l’uomo può riscrivere se stesso?
Il bambino geneticamente modificato, sogno o incubo?
Secondo un’inchiesta del Wall Street Journal, Preventive avrebbe iniziato a cercare una coppia disposta a partecipare alla nascita di un bambino con il Dna modificato. L’obiettivo sarebbe quello di eliminare un gene responsabile di una malattia ereditaria. Ma, come spesso accade, il confine tra cura e manipolazione è sottile.
Il fondatore Lucas Harrington ha assicurato che il progetto sarà trasparente e sicuro, ma la comunità scientifica è divisa. Molti esperti temono che la ricerca, una volta avviata, possa aprire la strada a una nuova forma di eugenetica. Perché una volta che impari a scegliere i geni, sarà difficile smettere.
La genetica che vuole decidere chi siamo
Le tecnologie di gene editing oggi permettono di correggere malattie dopo la nascita, ma intervenire su embrioni, ovuli o spermatozoi significa toccare la radice della vita. Negli Stati Uniti e in Europa è una pratica vietata, non solo per ragioni etiche ma perché nessuno può prevedere le conseguenze sulle generazioni future.
La natura ha un equilibrio che non tollera manipolazioni arbitrarie. Ogni volta che l’uomo ha tentato di forzarla, il prezzo è stato alto. La storia lo insegna, eppure c’è chi crede di poter scrivere un codice genetico come se fosse un programma informatico.
Dalla prevenzione alla selezione, il passo è breve
In Silicon Valley, Preventive non è sola. Un numero crescente di startup investe miliardi in progetti di screening genetico per prevedere o addirittura scegliere le caratteristiche di un bambino: dal rischio di malattie al quoziente intellettivo, fino a tratti come altezza o colore degli occhi.
Questa non è più scienza, ma un gioco pericoloso. Un’illusione di controllo che rischia di sostituire la natura con l’arroganza umana. Come ha scritto un genetista statunitense, “quando si comincia a scegliere chi nasce, si smette di essere umani”.
L’ombra del film Gattaca e il precedente cinese
Il mondo non ha dimenticato lo scienziato cinese He Jiankui, che nel 2018 annunciò la nascita di due bambine geneticamente modificate per resistere all’HIV. Finì in prigione. Ma la lezione sembra non essere bastata.
Il rischio è che aziende private, spinte dal profitto e da investitori potenti, stiano spingendo la scienza oltre il confine morale. In un mondo in cui l’etica corre più lenta dei capitali, la domanda non è più se si può fare, ma chi avrà il coraggio di fermarsi.
Giocare a fare Dio non è innovazione
Il progetto Preventive solleva interrogativi che vanno oltre la genetica. La natura non è un laboratorio, e la vita non è un algoritmo da ottimizzare. Creare bambini “migliorati” non significa evolvere, ma dimenticare ciò che ci rende umani: l’imperfezione, la diversità, la casualità che ci fa unici.
Forse dovremmo ricordare che giocare a fare Dio non ha mai portato bene all’uomo. La natura, paziente e silenziosa, sa sempre come presentare il conto.
12 Novembre 2025
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