La corsa globale ai vaccini oncologici basati su mRna sta vivendo un momento decisivo. Mentre oltre duecento progetti sono in fase di sviluppo e test nel mondo, le strategie di investimento rischiano di cambiare l’equilibrio internazionale della ricerca. In mezzo a tagli, scetticismi e opportunità, l’Europa – e l’Italia in particolare – potrebbe ritrovarsi in un ruolo più centrale del previsto.
Un panorama scientifico in rapido movimento
Oggi sono in corso più di 230 sperimentazioni dedicate ai vaccini a mRna contro circa venti forme tumorali, dal melanoma alle neoplasie polmonari. Un campo che fino a pochi anni fa sembrava lontano, ma che grazie alle tecnologie sviluppate durante la pandemia ha compiuto un salto in avanti impressionante. L’obiettivo è ambizioso: rendere il sistema immunitario capace di riconoscere e colpire specifiche mutazioni tumorali, offrendo cure sempre più personalizzate.
Il freno imposto dai tagli negli Stati Uniti
Mentre la scienza procede spedita, la politica americana frena. L’amministrazione Donald Trump ha infatti ridotto del 31% i fondi destinati al National Cancer Institute nei primi tre mesi del 2025 e ha annunciato lo stop a 22 progetti dedicati proprio ai vaccini oncologici a mRna. Una scelta che pesa per oltre 500 milioni di dollari e che rispecchia un clima di crescente diffidenza verso questa tecnologia, nonostante i risultati promettenti ottenuti negli ultimi anni.
Il rischio? Una brusca interruzione nella produzione di nuove evidenze scientifiche e un rallentamento dell’innovazione proprio nel momento in cui i vaccini oncologici iniziano a mostrare il loro potenziale terapeutico.
L’Italia e l’Europa davanti a un’occasione strategica
Il rallentamento americano apre però uno scenario inatteso: la possibilità per l’Europa di diventare un nuovo baricentro della ricerca sui vaccini oncologici. Centri avanzati, competenze scientifiche consolidate e una rete di eccellenze potrebbero trasformare il continente in un punto di riferimento globale.
Secondo diversi esperti, questa è una finestra temporale preziosa che richiede però una condizione imprescindibile: investire. E farlo subito.
La voce degli oncologi, tra opportunità e responsabilità
Durante la XVI edizione del Melanoma Bridge e l’XI Immunotherapy Bridge, appuntamenti internazionali che si sono svolti a Napoli, il messaggio della comunità scientifica è stato chiaro: non si può sprecare il vantaggio tecnologico accumulato negli ultimi anni.
Lo sottolinea Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma Onlus e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma e Immunoterapia dell’Istituto Pascale. Per Ascierto, un rallentamento degli Stati Uniti potrebbe trasformarsi in un acceleratore per l’Europa: “Investire ora nelle nostre eccellenze significa non solo rafforzare la ricerca, ma anche consolidare una sovranità tecnologica che ci permetta di accedere più rapidamente alle terapie del futuro”.
Una sfida che riguarda salute, tecnologia e indipendenza
La ricerca sui vaccini oncologici non è solo un investimento sanitario. È anche un passo strategico per garantire autonomia scientifica e industriale. L’esperienza maturata con la pandemia ha fornito alle strutture italiane una competenza unica nel lavoro con l’mRna. Consolidare questa base significherebbe garantire all’Italia e all’Europa un ruolo di primo piano nei prossimi anni.
Come ricorda Ascierto, l’innovazione medica richiede continuità, lungimiranza e la capacità di restare distanti dalle oscillazioni politiche. Solo così sarà possibile costruire un ecosistema scientifico solido e capace di guidare l’immunoterapia oncologica nel futuro.
03 Dicembre 2025
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