L’Italia, nazione unificata solo a partire dal 1861, ha da sempre vissuto profonde disparità tra il Nord e il Sud. Il meridionalismo è nato come movimento culturale, politico e intellettuale per affrontare queste disuguaglianze, analizzandone le radici e proponendo soluzioni. Da Giustino Fortunato a Rosario Romeo, passando per figure come Gaetano Salvemini e Benedetto Croce, il meridionalismo ha attraversato più di un secolo di storia italiana, lasciando un’impronta indelebile.
Giustino Fortunato, il padre del meridionalismo
Giustino Fortunato, uno dei primi e più influenti meridionalisti, dedicò la sua vita a studiare le cause del sottosviluppo del Mezzogiorno. Nato nel 1848, Fortunato osservava un’Italia divisa, dove il Sud, pur ricco di risorse naturali, soffriva di arretratezza infrastrutturale e sociale. Attraverso opere come La questione meridionale e il suo ruolo politico, Fortunato denunciò l’abbandono del Sud da parte dello Stato centrale e propose interventi mirati nello sviluppo agricolo e nell’istruzione.
Gaetano Salvemini, il meridionalismo critico
Con un approccio più radicale, Gaetano Salvemini denunciò non solo l’inerzia dello Stato, ma anche il ruolo delle élite locali, accusate di perpetuare il sottosviluppo per i propri interessi. Salvemini, storico e politico nato nel 1873, sosteneva che il clientelismo e la corruzione impedivano al Sud di emanciparsi. Attraverso saggi come Il ministro della mala vita, evidenziò come la politica nazionale aggravasse le disuguaglianze territoriali.
Il contributo filosofico di Benedetto Croce
Benedetto Croce, noto per il suo contributo alla filosofia e alla critica letteraria, offrì una prospettiva diversa. Nato a Pescasseroli nel 1866, Croce considerava il Meridione non solo una questione economica ma anche culturale. Sottolineò l’importanza di valorizzare il patrimonio storico e intellettuale del Sud, stimolando un riscatto basato sulla cultura e sull’identità.
Umberto Zanotti Bianco e Giuseppe Lombardo Radice, il ruolo dell’istruzione
Negli anni ’20 e ’30, personalità come Umberto Zanotti Bianco e Giuseppe Lombardo Radice concentrarono i loro sforzi sull’istruzione come leva per il progresso. Zanotti Bianco, fondatore dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia (ANIMI), lavorò per migliorare le condizioni di vita nei villaggi meridionali. Lombardo Radice, pedagogista, promosse riforme scolastiche che dessero priorità all’alfabetizzazione e all’inclusione sociale nel Sud.
Il dopoguerra, da Manlio Rossi-Doria a Francesco Compagna
Il meridionalismo del dopoguerra si focalizzò sulla modernizzazione. Manlio Rossi-Doria, economista e agronomo, lavorò per migliorare le tecniche agricole e l’organizzazione delle comunità rurali. Rossi-Doria, con l’introduzione delle riforme agrarie, cercò di ridurre le disuguaglianze fondiarie e di rafforzare l’economia agricola del Sud. Francesco Compagna, giornalista e politico, fu invece tra i principali sostenitori di un approccio infrastrutturale, promuovendo investimenti per connettere il Sud al resto d’Italia.
Rosario Romeo e la critica alla retorica meridionalista
Rosario Romeo, storico e accademico nato nel 1924, offrì una rilettura critica del meridionalismo. Pur riconoscendo le problematiche strutturali, Romeo respinse l’idea che il Nord fosse esclusivamente responsabile delle condizioni del Sud. Propose invece un’analisi più equilibrata, evidenziando la necessità di responsabilità condivise.
Il meridionalismo oggi, tra passato e futuro
Nel XXI secolo, il meridionalismo ha perso parte della sua centralità politica, ma rimane un tema cruciale. I divari economici tra Nord e Sud persistono, con indicatori come il PIL pro capite e i tassi di disoccupazione che evidenziano una spaccatura ancora marcata. Tuttavia, nuove iniziative stanno emergendo, come i fondi europei per il rilancio delle aree svantaggiate e progetti per l’innovazione tecnologica nel Sud.
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foto: Umberto Zanotti Bianco e il problema Armeno (c) ANIMI Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia
26 Gennaio 2025
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