Quando Martin Scorsese ha realizzato gli schizzi delle scene di combattimento per "Toro Scatenato", probabilmente non immaginava che avrebbero ispirato un intero progetto sul linguaggio degli storyboard. Eppure, è proprio da questa intuizione che Melissa Harris ha dato vita a "A Kind of Language: Storyboards and Other Renderings for Cinema", una mostra unica che esplora il rapporto tra cinema e illustrazione, ospitata all’Osservatorio della Fondazione Prada di Milano fino all’8 settembre.
Oltre 800 elementi in mostra, tra bozzetti e installazioni
Il percorso espositivo è il frutto di due anni di ricerca e raccoglie oltre 800 elementi, tra storyboard, fotografie, video e installazioni interattive. Si parte dagli anni ’20 per arrivare ai giorni nostri, offrendo una panoramica ampia e dettagliata dell’evoluzione di questa forma d’arte. Tra i pezzi esposti spiccano le visionarie tavole di Alejandro Jodorowsky per "Dune", mai realizzato, e gli schizzi di Bernardo Bertolucci per "Il piccolo Buddha". Non mancano storyboard di film iconici come "Interstellar", "Train to Busan" di San-ho Yeon e la leggendaria scena della doccia di "Psycho" di Alfred Hitchcock.
Un allestimento immersivo tra tecnografi e installazioni
L’esposizione è curata da Andrea Faraguna dello studio berlinese Sub, che ha ideato un allestimento in grado di valorizzare le diverse tipologie di materiali. Ogni storyboard è collocato su tecnografi progettati appositamente per le loro caratteristiche. Ad esempio, le fotografie realizzate da Agnès Varda per "Salut les Cubains" del 1961 sono adagiate su una base di cartone, mentre gli schizzi di "Incontri ravvicinati del terzo tipo" sono accompagnati da una minipianola su cui i visitatori possono suonare le iconiche cinque note della colonna sonora di John Williams. Per "Grand Budapest Hotel", invece, lo storyboard si trasforma in una versione animata consultabile su un tablet.
Dagli artisti ai registi, il ruolo dello storyboard nel cinema
Gli storyboard non sono solo strumenti di pianificazione, ma veri e propri mezzi espressivi utilizzati dai registi per visualizzare le loro idee. Alcuni, come Scorsese e Hitchcock, li disegnano personalmente, mentre altri si affidano ad artisti specializzati. Pablo Buratti, ad esempio, ha collaborato con maestri del calibro di Pedro Almodóvar e ha realizzato lo storyboard stesso della mostra. In altri casi, questi bozzetti sono opera di illustratori rimasti nell’ombra, ma il cui contributo è stato essenziale per la realizzazione di numerosi capolavori.
Non solo cinema, tra tv, animazione e danza
La mostra non si limita al grande schermo, ma esplora anche l’universo della televisione e dell’animazione, con materiali provenienti da produzioni di Walt Disney, Hayao Miyazaki e persino personaggi cult come Mr. Magoo e Popeye. Un’ulteriore sezione è dedicata alla danza, con storyboard utilizzati per la creazione di coreografie. Tra le opere esposte spicca inoltre la videoinstallazione "Leave, Leave Now!" di Carrie Mae Weems, che arricchisce il percorso con un approccio contemporaneo alla narrazione visiva.
Un viaggio nel linguaggio visivo del cinema
"A Kind of Language" rappresenta un viaggio affascinante attraverso il linguaggio visivo del cinema, mettendo in luce il ruolo cruciale degli storyboard nella costruzione delle immagini filmiche. Melissa Harris ha già lasciato intendere che la ricerca potrebbe continuare con un secondo capitolo, segno che il mondo degli storyboard ha ancora molto da raccontare.
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Foto (c) Ph. Piercarlo Quecchia – DSL Studio, Courtesy Fondazione Prada
www.fondazioneprada.org
29 Gennaio 2025
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