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Donald Trump e l’uscita degli Stati Uniti dagli organismi ONU, una svolta radicale

L’uscita degli USA dall’Unhrc e dall’Unrwa segna una svolta nella politica estera di Trump.

Donald Trump e l’uscita degli Stati Uniti dagli organismi ONU, una svolta radicale

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Trump accusa l’ONU di inefficienza e rafforza il legame con Israele ritirando gli USA da enti chiave.

L’ordine esecutivo firmato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha segnato una netta rottura nei rapporti con le Nazioni Unite. Con questa decisione, Washington ha annunciato il ritiro da diverse agenzie internazionali, tra cui il Consiglio per i diritti umani (Unhrc) e l’agenzia di soccorso per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Questo atto rappresenta una delle mosse più drastiche della politica estera dell’amministrazione Trump, che ha sempre mostrato una certa diffidenza nei confronti delle istituzioni multilaterali.

Una scelta politica con profonde conseguenze

Il ritiro degli Stati Uniti dall’Unhrc è stato motivato con l’accusa di un atteggiamento ostile nei confronti di Israele, un tema caro al presidente. Allo stesso tempo, il congelamento dei finanziamenti all’Unrwa ha segnato un punto di svolta nei rapporti con i palestinesi, minando il supporto a oltre cinque milioni di rifugiati. Questa decisione è stata accolta con favore dal governo israeliano, in particolare dal primo ministro Benjamin Netanyahu, che da tempo contestava l’imparzialità dell’agenzia.

L’atteggiamento critico verso le istituzioni internazionali

Trump ha più volte espresso perplessità sull’efficacia dell’ONU, sottolineando la necessità di una riforma radicale. Durante la firma dell’ordine esecutivo, ha ribadito che molte agenzie delle Nazioni Unite sono inefficienti e non ben gestite. Il suo scetticismo si è esteso anche all’Unesco, accusato di promuovere politiche contrarie agli interessi americani, portando così alla richiesta di una revisione immediata del suo operato.

La visione di Trump su Gaza

Un altro punto chiave della strategia del presidente riguardava il futuro della Striscia di Gaza. Durante una conferenza stampa con Netanyahu, Trump ha dichiarato che Gaza potrebbe diventare la "Costa Azzurra del Medio Oriente", suggerendo uno sviluppo economico massiccio dell’area. Tuttavia, l’idea di impedire ai palestinesi di tornare a Gaza ha suscitato forti reazioni, soprattutto da parte di Hamas, che ha definito le parole di Trump "ridicole e assurde".

La pressione su Teheran e le minacce di ritorsione

Parallelamente, l’amministrazione Trump ha intensificato la pressione sull’Iran, imponendo nuove sanzioni e dichiarando apertamente che qualsiasi tentativo iraniano di attentare alla sua vita avrebbe portato alla distruzione totale del Paese. Queste affermazioni sono state rese ancora più incisive dall’accusa federale nei confronti di un presunto complotto iraniano per assassinare il presidente.

Una strategia di rottura con la tradizione diplomatica

Il mandato di Trump è stato caratterizzato da un approccio aggressivo e poco incline al compromesso nelle relazioni internazionali. La sua amministrazione ha abbandonato non solo il Consiglio per i diritti umani, ma anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Accordo di Parigi sul clima. Con queste scelte, Trump ha voluto ridefinire il ruolo degli Stati Uniti nello scenario globale, preferendo una politica unilaterale e basata sulla tutela degli interessi nazionali piuttosto che su accordi multilaterali.


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05 Febbraio 2025
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