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Al via il cantiere trasparente per il restauro delle opere di Capodimonte

Restauri a vista al Museo di Capodimonte, un’occasione unica per scoprire le tecniche di conservazione delle tavole storiche.

Al via il cantiere trasparente per il restauro delle opere di Capodimonte

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I capolavori della collezione Borbonica e Farnese sotto restauro, un viaggio tra arte, scienza e storia al Museo di Capodimonte.

A partire da venerdì 14 febbraio, il Museo e Real Bosco di Capodimonte inaugura un innovativo cantiere di restauro "a vista", permettendo ai visitatori di osservare gli esperti all’opera nel recupero di preziose tavole appartenenti alla Collezione Borbonica e alla Collezione Farnese. Il progetto, ospitato nelle sale 102 e 104 del secondo piano, prevede il restauro di venti dipinti di grande valore storico e artistico, datati tra il 1300 e il 1500, rappresentativi della storia di Napoli e delle sue dinastie.

Un cantiere aperto al pubblico per valorizzare la conservazione

"Per due anni i visitatori potranno osservare il restauro in corso e comprendere il meticoloso lavoro di conservazione che si cela dietro ogni opera" ha dichiarato Eike Schmidt, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte. L’iniziativa vuole coinvolgere il pubblico nel processo di tutela del patrimonio artistico, trasformando il museo in un ambiente dinamico e interattivo. La scelta di un cantiere trasparente consente ai visitatori di immergersi nella vita quotidiana di un museo in continua evoluzione, rendendo tangibile l’importanza della conservazione delle opere d’arte.

Le prime opere restaurate, tra storia e memoria

I lavori sono iniziati lo scorso dicembre con il trasferimento delle prime cinque tavole nelle sale destinate al restauro, sotto la supervisione dell’Ufficio del restauro e manutenzione del patrimonio storico artistico. La prima opera ad essere accolta è stata La Strage degli Innocenti di Matteo Di Giovanni (1430 ca. - 1495 ca.), una tempera emulsionata su tavola risalente al 1488. Il dipinto, realizzato probabilmente a Siena su committenza di Alfonso D’Aragona, commemorerebbe il massacro degli abitanti di Otranto nel 1480, episodio che portò alla traslazione delle loro reliquie a Napoli.

Le opere di Cristoforo Scacco, tra Fisciano e Salerno

Nel primo lotto di lavorazione figurano anche tre opere di Cristoforo Scacco, pittore veronese attivo tra il Basso Lazio e la Campania tra il 1480 e il 1510. Tra queste spicca il Polittico di Penta (1493), proveniente dalla chiesa di San Bartolomeo a Penta, oggi frazione di Fisciano, in provincia di Salerno. L’opera, realizzata a tempera e oro su tavola, presenta una struttura articolata con pannelli laterali dedicati ai Santi Giovanni Battista, Benedetto, Giovanni Evangelista e un monaco, che si ritiene possa essere San Guglielmo Da Vercelli. La predella con Cristo e gli Apostoli, in origine su tavola, fu trasportata su tela prima del 1930.

Le altre due opere di Scacco in restauro sono il Polittico con la Madonna col Bambino in trono e il Trittico con l’Incoronazione della Vergine, entrambe realizzate tra il 1495 e il 1500. Il primo proviene da una chiesa non identificata di Itri, mentre il secondo fu acquisito nel 1814 dopo la soppressione del Monastero della Maddalena di Salerno.

La Disputa sull’Immacolata Concezione della Collezione Farnese

Dalla Collezione Farnese proviene invece La Disputa sull’Immacolata Concezione, capolavoro di Giovan Antonio De Sacchis, detto Il Pordenone (1483 ca. - 1539). Si tratta di un olio su tavola datato tra il 1529 e il 1530, originariamente realizzato per decorare la Cappella Pallavicini a Cortemaggiore, in Emilia-Romagna.

Il delicato lavoro di restauro e la scienza della conservazione

Nei mesi scorsi, i visitatori hanno potuto riconoscere le opere in attesa di restauro grazie alla presenza di veline protettive applicate dai restauratori, che si presentano come piccoli "cerottini" per prevenire il distacco della pellicola pittorica. I dipinti su tavola, essendo composti da materiali eterogenei come legno, pigmenti e leganti, risentono di minime variazioni di temperatura e umidità, che possono causare sollevamenti e lesioni nella pellicola pittorica.

L’intervento prevede il controllo di questi fenomeni attraverso l’installazione o l’adeguamento della parchettatura, una speciale intelaiatura elastica che stabilizza il dipinto e ne asseconda i movimenti naturali. Seguiranno poi la pulitura e l’integrazione pittorica, che restituiranno alle opere la brillantezza originaria dei colori.

L’utilizzo delle sale del museo come laboratori e la presenza di una schermatura trasparente offrono ai visitatori la possibilità di assistere dal vivo al restauro, comprendendo l’approccio scientifico adottato e scoprendo le tecniche costruttive originali, in un perfetto equilibrio tra storia e innovazione tecnologica.

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Per maggiori informazioni capodimonte.cultura.gov.it


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13 Febbraio 2025
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