Nel panorama contemporaneo, la definizione di cosa sia arte e cosa non lo sia non è mai stata tanto influenzata da fattori esterni. Non si tratta soltanto di una questione estetica o concettuale, ma di una dinamica che coinvolge tre forze principali: il potere politico, capace di orientare l’attenzione su determinate espressioni artistiche escludendone altre; il potere economico-finanziario, che attraverso le logiche di mercato può determinare il successo o il declino di un artista; e il potere della collettività, che sebbene nell’arte contemporanea abbia un peso minore rispetto ad altri ambiti, è in grado di creare movimenti di consenso e dissenso che talvolta incidono sul valore percepito delle opere.
L’impatto del digitale e il ruolo della moltitudine
L’avvento di Internet e la diffusione dei social network hanno ridimensionato il ruolo delle elite culturali che un tempo dominavano la scena artistica. Oggi, le scelte del pubblico sono sempre più influenzate dalle opinioni condivise online, che spaziano dai ristoranti alle destinazioni turistiche, passando per la musica e il cinema. Eppure, nel campo dell’arte, questa democratizzazione del giudizio ha trovato un limite. La valutazione delle opere rimane in larga parte nelle mani di critici, curatori e galleristi, e il valore di un artista emergente non si misura certo attraverso le recensioni su Google.
L’arte e il sistema degli intermediari
Se il digitale ha trasformato profondamente molti settori, favorendo la disintermediazione e l’accesso diretto tra produttori e consumatori, il mercato dell’arte resta fortemente vincolato a intermediari e figure di riferimento. L’acquisto di un’opera non segue le logiche dell’e-commerce tradizionale: chi desidera investire in arte non si affida solo al gusto personale, ma cerca garanzie sul valore dell’opera, e tali garanzie sono fornite dal sistema stesso, attraverso esposizioni, critiche e collezioni prestigiose.
Il valore percepito e la distanza tra arte e pubblico
Questa dinamica crea una frattura tra il mondo dell’arte e il grande pubblico. Se in altri ambiti culturali, come il cinema e la musica, anche le produzioni più sperimentali trovano un pubblico appassionato, l’arte visiva continua a essere un territorio riservato a pochi. L’idea che solo gli esperti possano decretare il valore di un’opera contribuisce a mantenere un’aura di esclusività, che se da un lato rafforza il mercato, dall’altro limita la diffusione di un’autentica cultura artistica tra le masse.
Il mercato dell’arte tra status e investimento
Oltre all’aspetto culturale, il mercato dell’arte risponde a logiche economiche ben precise. Chi acquista un’opera lo fa spesso con la speranza che il suo valore aumenti nel tempo. La certificazione di questo valore passa attraverso una serie di passaggi istituzionali: mostre, collezioni, vendite e critiche positive. In questo contesto, il collezionista si trova di fronte a un bivio: seguire la via della disintermediazione, acquistando opere direttamente dagli artisti senza alcuna garanzia sul loro futuro valore, o affidarsi al mercato ufficiale, dove il prezzo più alto rappresenta la sicurezza di un riconoscimento consolidato.
Internet, politica e il futuro dell’arte
Sebbene la politica possa ancora influenzare il panorama artistico attraverso finanziamenti e scelte istituzionali, il vero motore del cambiamento resta il mercato. Tentativi di scardinare il sistema ci sono stati, come nel caso degli NFT, che hanno cercato di creare un mercato alternativo basato sulla blockchain. Tuttavia, l’arte continua a necessitare di supporti fisici, pigmenti e materia, elementi che la rendono profondamente radicata in un sistema che premia la certificazione e la validazione da parte di esperti riconosciuti. Finché il mercato rimarrà strutturato in questo modo, difficilmente assisteremo a una rivoluzione che metta in discussione le dinamiche di potere che definiscono cosa sia arte e cosa no.
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nella foto: Merda d’artista è un’opera dell’artista italiano Piero Manzoni.
13 Marzo 2025
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