Nella notte tra il 29 e il 30 marzo, i cittadini europei dovranno nuovamente spostare avanti di un’ora le lancette dell’orologio per l’arrivo dell’ora legale. Nonostante i ripetuti annunci di una possibile abolizione del cambio orario, il sistema resta immutato, costringendo milioni di persone a un adattamento che molti ritengono superfluo e dannoso.
Molti ricorderanno come anni fa l’Unione Europea avesse promesso di porre fine a questo continuo passaggio tra ora solare e ora legale, permettendo agli Stati membri di stabilizzarsi su un unico regime orario. Tuttavia, a distanza di anni, il tanto atteso cambiamento non si è mai concretizzato.
Una consultazione pubblica che sembrava decisiva
Nel 2018, la Commissione Europea aveva lanciato una consultazione pubblica per raccogliere il parere dei cittadini sull’abolizione del cambio dell’ora. L’iniziativa ebbe una partecipazione significativa, con 4,6 milioni di persone coinvolte. L’esito fu netto: l’84% dei votanti si espresse a favore della cancellazione del cambio orario semestrale.
Tra le motivazioni più ricorrenti a sostegno dell’abolizione figuravano gli effetti negativi sulla salute, in particolare sul sonno, l’assenza di reali benefici energetici e l’aumento del rischio di incidenti stradali legati al cambiamento del ritmo biologico.
L’approvazione del parlamento e il blocco nel consiglio UE
Sulla base dei risultati della consultazione, la Commissione Europea propose nel 2018 di abolire il cambio dell’ora, fissando il 2021 come termine ultimo per la transizione. La proposta fu approvata dal Parlamento Europeo nel 2019, dando l’impressione che la svolta fosse ormai imminente.
Tuttavia, il Consiglio dell’Unione Europea, organo in cui siedono i governi dei singoli Stati membri, non riuscì a raggiungere una posizione comune. La necessaria maggioranza qualificata non fu mai trovata e, con l’arrivo della pandemia di Covid-19, il tema fu definitivamente accantonato, considerato non prioritario rispetto all’emergenza sanitaria ed economica.
Il tema torna in discussione ma senza risultati
Negli anni successivi, il dibattito sull’abolizione del cambio orario è riaffiorato, soprattutto nel contesto della crisi energetica innescata dall’invasione Russa dell’Ucraina. Alcuni Stati membri hanno ipotizzato di riesaminare la questione per ottimizzare i consumi, ma non si è mai giunti a un accordo concreto.
Lo scorso febbraio 2024, una bozza del programma di lavoro della Commissione Europea per il 2025 prevedeva addirittura il ritiro ufficiale della proposta, motivandolo con l’assenza di progressi nei negoziati e con il fatto che dal 2019 non si erano più svolte discussioni formali sull’argomento.
Il futuro del cambio dell’ora, tra incertezze e rinvii
Nonostante le voci sul ritiro della proposta, nella versione definitiva del documento della Commissione il riferimento alla cancellazione del progetto è sparito. Questo potrebbe lasciare uno spiraglio per future discussioni, anche se al momento nulla fa pensare che l’abolizione dell’ora legale possa diventare realtà nel breve termine.
Per il momento, dunque, i cittadini europei dovranno continuare ad adattarsi al cambio orario due volte all’anno, con la consapevolezza che il dibattito resta aperto ma senza una soluzione all’orizzonte.
19 Marzo 2025
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