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Un progetto che sa di fantascienza ma ha radici nella realtà

Fantascienza o realtà, cresce l’interesse per progettare bambini con IA e geni ottimizzati, ma a vantaggio di pochi.

Un progetto che sa di fantascienza ma ha radici nella realtà

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Un’élite che comanda e una massa che lavora, nati su misura grazie alla genetica, è questa l’umanità che vogliamo?

Negli ambienti dell’innovazione tecnologica americana si discute sempre più apertamente dell’uso dell’intelligenza artificiale nella genetica umana. Se un tempo queste erano idee da romanzo distopico, oggi prendono forma tra laboratori e startup specializzate in biotecnologie. L’obiettivo? Razionalizzare la procreazione umana per creare individui ottimizzati per compiti specifici: futuri "leader" da un lato, futuri "lavoratori" dall’altro. Una linea di pensiero che, anche se ancora minoritaria, fa riflettere sulla direzione in cui alcune élite immaginano il futuro della nostra specie.

Il rischio di una nuova disuguaglianza genetica

Quella che potrebbe profilarsi non è solo una società diseguale dal punto di vista economico, ma anche biologico. I bambini "programmati" per diventare dirigenti, innovatori o decisori nascerebbero da famiglie ricche, capaci di permettersi interventi genetici selettivi. Al contrario, le classi meno abbienti sarebbero destinate a una progenie di “lavoratori efficienti”, ottimizzati per compiti esecutivi, privati forse della possibilità di ambire a un percorso diverso. Si tratta di un’idea agghiacciante, che ripropone in chiave high-tech i peggiori incubi del passato.

Da eugenetica a business plan

Il fatto che certe società tecnologiche stiano già discutendo, in modo pragmatico, delle implicazioni etiche ed economiche della “riproduzione programmata” è un segnale preoccupante. La genetica, supportata dall’IA, non sarebbe solo al servizio della salute, ma potrebbe diventare un servizio a pagamento per progettare l’essere umano perfetto... per uno scopo specifico. È l’eugenetica del XXI secolo, non più imposta da un regime, ma offerta da una multinazionale.

Un mondo diviso sin dalla nascita

La prospettiva più allarmante è che un giorno non serva più "educare" per differenziare, ma che le differenze siano già scritte nei geni. Un’élite programmata per comandare e una maggioranza plasmata per servire: sarebbe la fine del concetto di pari opportunità, della libertà di scegliere chi diventare. Sarebbe un mondo in cui la diversità umana viene appiattita e incasellata, come in una catena di montaggio biologica.

Dove stiamo andando davvero?

La tentazione di spingersi oltre i limiti etici in nome del progresso scientifico è forte, soprattutto quando la tecnologia promette soluzioni rapide ed efficienti. Ma dovremmo chiederci se stiamo davvero migliorando il mondo o solo peggiorando l’umanità. Le possibilità offerte dall’IA e dalla genetica sono enormi, ma anche estremamente pericolose se gestite da pochi senza un’etica condivisa e senza il consenso informato dell’intera collettività.

Quando la tecnologia corre più della coscienza

Ogni passo avanti nella scienza dovrebbe essere accompagnato da un passo ancora più grande nella riflessione collettiva. Pensare che qualcuno stia già teorizzando un’umanità a due velocità, costruita a tavolino con l’IA, è qualcosa che dovrebbe farci tremare. Non è solo una questione scientifica, è una scelta di civiltà. E non possiamo delegarla a chi ha il capitale per comprarla.


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01 Aprile 2025
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