Nel giorno del sedicesimo anniversario del terremoto che sconvolse L’Aquila il 6 aprile 2009, riemergono ricordi, dolore e interrogativi. L’avvocato Wania Della Vigna, protagonista sul fronte legale fin dai primi giorni dopo la tragedia, ha tracciato un quadro chiaro e diretto: molti dei processi avviati sono giunti a conclusione, in particolare quelli relativi ai crolli. Simbolo di tutto resta la Casa dello Studente, dove persero la vita 8 ragazzi, parte delle 309 vittime totali. Il palazzo, crollato su sé stesso come fosse di cartapesta, è diventato l’immagine di una tragedia annunciata, fatta di incuria, superficialità e mancata prevenzione.
Condanne definitive e responsabilità civili
Il procedimento penale per la Casa dello Studente ha portato a condanne definitive per tre ingegneri e un collaudatore, con l’accusa di omicidio colposo plurimo e altri reati legati al crollo. Ma non finisce qui: la Regione Abruzzo e l’Adsu sono state ritenute responsabili anche in sede civile. Ora si discute dei risarcimenti, mentre le famiglie delle vittime attendono giustizia piena. Non si tratta solo di una questione di diritto, ma di dignità e di memoria. Altri processi, relativi ai crolli di palazzi privati, si stanno chiudendo con lo stesso comune denominatore: negligenze, mancato rispetto delle norme antisismiche, errori umani.
Una lezione che non deve restare inascoltata
"Non è il sisma che uccide, ma l’uomo che costruisce male", ha ribadito l’avvocato Della Vigna. Parole che suonano come un monito rivolto a tutti: progettisti, politici, cittadini. In una terra altamente sismica come quella abruzzese – ma il discorso vale per tutta Italia – costruire ignorando la sicurezza equivale a condannare. Dalla tragedia dovrebbe nascere una nuova consapevolezza, un modo diverso di concepire l’edilizia pubblica e privata, fatto di controlli, rigore e rispetto della natura.
Il messaggio del Governo e il richiamo alla prevenzione
Anche il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci è intervenuto con parole nette: il ricordo delle vittime non può esaurirsi nella commemorazione. Deve trasformarsi in cultura della prevenzione. Non si può continuare a contare i morti per poi promettere cambiamenti che non arrivano. Serve un impegno collettivo per far sì che tragedie come quella dell’Aquila non si ripetano. La sicurezza non è un atto burocratico, ma una responsabilità morale verso i cittadini.
Una città che ricorda e onora le sue vittime
In questa giornata di dolore e riflessione, il Comune ha proclamato il lutto cittadino. Nessuna festa, nessun evento ludico, solo silenzio e rispetto. Le bandiere listate a lutto e le iniziative ufficiali scandiscono le ore. Due fiaccolate, una in città e una nella frazione di Onna, segneranno la serata. Nella notte, alle 3.32 – l’ora esatta del sisma – partirà l’evento ciclistico "Pedalando per la ricerca 2025", simbolo di rinascita e memoria attiva.
Rinascita e speranza, tra musica e preghiera
La giornata si conclude con fiori, preghiere e musica. Dalla deposizione della corona ai piedi dell’opera "La rinascita", alla messa nella chiesa del cimitero, fino al concerto della fanfara della Polizia di Stato e alla messa serale presieduta dall’arcivescovo Antonio D’Angelo. Sono gesti semplici, ma profondi, che uniscono una comunità nel ricordo, nella speranza e nel desiderio di un futuro più sicuro per tutti.
06 Aprile 2025
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