Se ci fosse una versione alternativa della realtà, con unicorni fiscali e dazi miracolosi, probabilmente sarebbe quella descritta da Donald Trump su Truth Social. Secondo il Presidente, i prezzi del petrolio, i tassi d’interesse e perfino quelli dei generi alimentari stanno crollando. A suo dire, l’inflazione è un brutto ricordo del passato e gli Stati Uniti stanno facendo il pieno di miliardi grazie ai dazi commerciali. Non si capisce bene dove si trovi questa oasi economica, ma pare non sia visibile né agli analisti né ai supermercati americani.
Il mondo contro di noi, ma noi vinciamo lo stesso, dice Trump
Con lo stile di un film d’azione di serie B, Donald Trump rilancia il classico copione: l’America come vittima storica delle ingiustizie globali, che finalmente si ribella e incassa. I “paesi approfittatori” vengono messi in riga a suon di dazi e, come in una lotteria economica, ogni settimana arrivano miliardi di dollari freschi nelle casse statunitensi. Insomma, la geopolitica secondo Trump è un gioco a premi, dove l’unico vincitore è lui.
Siate forti, siate coraggiosi, non siate... panican?
Nel suo messaggio motivazionale più vicino a un discorso da palestra che a una nota presidenziale, Trump invita gli americani a non essere “deboli” né “stupidi”, e a evitare soprattutto di unirsi al partito dei “Panican” – una parola che, come gran parte del suo programma economico, nessuno ha ben capito. Forse un neologismo, forse una frecciatina, forse semplicemente un refuso: nel dubbio, meglio ridere.
La Cina è sempre il cattivo di turno, anche quando alza i dazi
Nella narrativa trumpiana, la Cina non solo è il male assoluto, ma osa anche reagire. Ha aumentato i dazi del 34% e Trump, pur avendo lanciato “avvertimenti ai Paesi profittatori”, sembra sorpreso che non l’abbiano preso sul serio. Eppure, secondo lui, i mercati cinesi stanno crollando e il mondo intero sta iniziando a parlare con gli Stati Uniti. Ma da dove arrivano questi dati? E, soprattutto, dove sono finite le fonti?
Il Giappone? Anche loro ci devono delle scuse (e delle auto)
Non contento di prendersela con la Cina, Trump ha chiamato Shigeru Ishiba, primo ministro giapponese (in una timeline tutta sua), per discutere di auto, agricoltura e “tante altre cose”. A quanto pare, anche il Giappone è reo di non comprare abbastanza veicoli americani, mentre gli Stati Uniti accolgono a braccia aperte le macchine nipponiche. Lo squilibrio commerciale è ormai diventato una crociata personale, come se bastasse alzare la voce per riequilibrare decenni di storia industriale.
Dazi e sogni, quando la diplomazia si fa con i tweet
In una realtà dove le trattative si fanno via social, i dati si inventano e gli slogan motivazionali sostituiscono le analisi economiche, Donald Trump continua a dipingere un Paese perfetto, governato a colpi di pollici e post. Il problema è che la realtà, con l’inflazione ancora presente e le tensioni commerciali in aumento, sembra vivere su un altro pianeta. O, forse, è solo il Presidente ad abitare in una dimensione tutta sua.
07 Aprile 2025
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