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Lavoro e intelligenza artificiale, tra ottimismo e preoccupazioni

Tra professioni a rischio e fiducia nel futuro, ecco cosa pensano gli esperti del cambiamento in atto.

Lavoro e intelligenza artificiale, tra ottimismo e preoccupazioni

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L’intelligenza artificiale cambierà il lavoro, sostituendo alcune professioni e creando nuove opportunità per chi si adatta.

L’intelligenza artificiale sta già trasformando il mondo del lavoro, e secondo molti esperti il cambiamento sarà in larga parte positivo. Tuttavia, non tutti i ruoli professionali sopravviveranno. Secondo un’indagine condotta dal Pew Research Center su oltre 1.000 specialisti del settore, i primi a rischiare saranno i cassieri (73%), seguiti da giornalisti e operai (60%), poi da camionisti (62%) e persino da ingegneri del software (50%). Il motivo è semplice: l’automazione, alimentata da algoritmi sempre più sofisticati, riesce a svolgere in modo rapido ed efficiente molte attività che prima richiedevano l’intervento umano.

Più ottimismo tra gli esperti, ma resta la richiesta di regole

Nonostante lo scenario futuro presenti elementi di discontinuità, chi lavora nel settore dell’IA mostra un cauto ottimismo. Gli esperti vedono nella tecnologia una grande opportunità di evoluzione per il lavoro umano, mentre il pubblico generale resta più scettico. Eppure, entrambi i gruppi si trovano d’accordo su un punto: vogliono maggiore controllo sull’uso personale dell’intelligenza artificiale e una governance più chiara, capace di limitare gli eccessi e garantire trasparenza.

Donne più scettiche, università più critiche verso le aziende

Un altro dato interessante emerso dallo studio riguarda le differenze di opinione tra uomini e donne nel campo dell’IA. Le professioniste del settore risultano più dubbiose sugli effetti benefici dell’intelligenza artificiale rispetto ai colleghi uomini. Il contesto lavorativo influisce anch’esso sulla visione del futuro. Ad esempio, sei su dieci esperti che operano in università e college mostrano una fiducia molto bassa verso le aziende private nella gestione etica dell’IA, rispetto al 39% di chi lavora nel mondo corporate.

Meno fiducia nelle aziende private per l’etica dell’IA

L’aspetto della responsabilità aziendale è centrale. L’uso dell’intelligenza artificiale da parte delle imprese, soprattutto quelle più grandi, suscita dubbi crescenti. Mentre gli esperti accademici sollevano questioni su trasparenza e responsabilità, i professionisti del settore privato sembrano più indulgenti. Tuttavia, anche tra questi ultimi cresce la consapevolezza che servano nuove regole, più rigide e condivise, per evitare abusi e proteggere i cittadini.

Professioni in evoluzione e nuove competenze richieste

Se alcune figure tenderanno a scomparire, altre si evolveranno o nasceranno ex novo. Chi saprà adattarsi alle nuove tecnologie, investendo nella propria formazione, sarà in grado di cogliere le nuove opportunità. Si parla di nuove professioni nel campo della cybersecurity, dell’etica digitale, della supervisione algoritmica e della governance dei dati. Competenze che un tempo non esistevano e oggi sono fondamentali.

Il futuro è incerto, ma la direzione è chiara

La sfida, in fondo, è tutta qui: governare il cambiamento senza subirlo. La richiesta di maggiore regolamentazione, unita al desiderio diffuso di controllo personale, mostra come la fiducia verso l’IA dipenda non solo dalla tecnologia in sé, ma da come verrà usata. Il futuro del lavoro non sarà solo una questione di algoritmi, ma anche – e soprattutto – di scelte collettive e visione etica.


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08 Aprile 2025
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