Ogni due minuti nel mondo una donna perde la vita a causa di complicazioni legate alla gravidanza o al parto. Nel solo 2020, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), sono morte 287.000 donne. Numeri che raccontano molto più di una statistica: narrano di diritti negati, di disparità profonde, di cure mancate. A pagarne il prezzo più alto sono i Paesi dell’Africa subsahariana, dove il rischio di morire in gravidanza è di 1 su 37. In Europa, la stessa possibilità è di 1 su 6.500.
Bambini senza futuro, dove le cure non arrivano
In questi stessi territori, i figli delle madri africane hanno una probabilità dieci volte superiore di morire entro il primo mese di vita rispetto ai neonati nati nei Paesi ad alto reddito. Le cause? Povertà, scarsa accessibilità ai servizi sanitari, mancanza di personale qualificato e strutture adeguate. In Italia, tra il 2011 e il 2019, la mortalità materna è scesa da 11 a 8,3 decessi ogni 100.000 nati vivi, ma con forti disparità regionali che vedono il Sud in maggiore difficoltà.
Una chiamata globale all’azione
Per questo motivo, la Giornata Mondiale della Salute 2025 – che si è celebrata ieri 7 aprile – ha scelto come tema centrale il miglioramento della salute e della sopravvivenza di madri e neonati. L’Oms punta il dito contro le morti evitabili e chiama i governi ad agire. Troppe donne muoiono per complicazioni prevedibili e prevenibili, legate anche a malattie infettive o croniche non trattate in tempo come Hiv, malaria, anemie e diabete. Queste condizioni rappresentano il 23% delle morti legate alla gravidanza.
Anche in Italia, si può fare di più
Nel nostro Paese, la mortalità materna mostra una media di 7,7 decessi ogni 100.000 nati vivi al Nord, 5,9 al Centro e 10,5 al Sud. La metà di queste morti, secondo l’Italian Obstetric Surveillance System, potrebbe essere evitata. Le principali condizioni di rischio sono l’età superiore ai 35 anni, un basso livello di istruzione, la cittadinanza non italiana e l’obesità. Dati che suggeriscono un’urgenza sociale oltre che sanitaria: investire in prevenzione, cultura e accesso equo alle cure.
Un futuro migliore comincia da un’infanzia sana
La salute dell’adulto inizia nei primi anni di vita. Lo ribadisce la Società Italiana di Pediatria, che sottolinea l’importanza delle ‘6 A’: allattamento al seno, alimentazione corretta, attività fisica quotidiana, uso limitato della tecnologia, sonno regolare e adesione alle vaccinazioni. Promuovere questi comportamenti già nei bambini significa ridurre il rischio di malattie gravi in età adulta come obesità, diabete, tumori e disturbi cardiovascolari. La campagna dell’Oms, intitolata Healthy beginnings, hopeful future, vuole rafforzare questo messaggio in tutto il mondo.
Il valore della prevenzione e della consapevolezza
Ogni madre e ogni bambino hanno diritto a vivere. Perché ciò diventi realtà, è necessario un impegno collettivo: investimenti, formazione, accesso alle cure, ma anche educazione. La prevenzione non è un lusso, è un diritto universale. Come ricorda il presidente della Sip, Rino Agostiniani, "bambini più sani oggi saranno adulti più sani domani". Agire subito è l’unico modo per costruire un domani più giusto, dove nascere non sia più una sfida di sopravvivenza.
08 Aprile 2025
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