La strategia economica promossa da Donald Trump, incentrata sull’uso aggressivo dei dazi, si sta trasformando in un boomerang per gli Stati Uniti. L’ossessione per il deficit commerciale, soprattutto verso Cina e Unione europea, ha alimentato una narrazione che descrive gli USA come vittime saccheggiate dal commercio globale. In nome di questa visione, l’amministrazione ha imposto barriere, minacciato alleati e sostenuto leader autoritari, allontanando investitori e danneggiando l’immagine internazionale americana.
La posizione del dollaro vacilla
Il ruolo del dollaro come valuta di riserva globale è messo seriamente in discussione. Secondo quanto riportato da Tommaso Monacelli della Università Bocconi, il mondo intero dipende dal dollaro per transazioni, riserve e pagamenti internazionali. Tuttavia, l’erosione della fiducia verso gli Stati Uniti potrebbe scardinare questo sistema consolidato. I numeri parlano chiaro: oltre il 57 per cento delle riserve valutarie mondiali è in dollari, ma ora anche questo dominio appare vulnerabile.
Spread in crescita e fuga dai titoli statunitensi
La differenza di rendimento tra i titoli decennali americani e quelli tedeschi ha raggiunto livelli inediti, indicando un’inversione nella percezione di rischio da parte dei mercati. La Germania, in aprile, è stata considerata più sicura degli USA. Questo è un segnale preoccupante per una potenza economica che, storicamente, è stata il rifugio sicuro per gli investitori in tempi di crisi.
Il sistema bancario statunitense trema
Un rialzo nei rendimenti dei titoli del Tesoro significa una perdita di valore per chi li detiene. Le banche statunitensi, fortemente esposte su questi asset, rischiano di trovarsi in difficoltà come avvenne con la Silicon Valley Bank nel 2023. Quel crollo fu scatenato da una vendita di emergenza di titoli in perdita, che mise in ginocchio l’istituto. Oggi, un simile scenario potrebbe ripetersi, ma su scala molto più ampia, coinvolgendo banche più grandi e con impatti sistemici.
Una guerra commerciale che si trasforma in guerra finanziaria
Il confronto tra Washington e Pechino si sta spostando dal commercio alla finanza. I dazi USA sui beni cinesi hanno superato il 100 per cento, rendendo improbabili ulteriori aumenti. La nuova frontiera dello scontro potrebbe essere la gestione dei titoli di stato americani in mano cinese. In questo scenario, la Federal Reserve potrebbe intervenire per contenere il panico, ma senza un cambio di rotta, le tensioni resteranno alte.
Una crisi che ricorda altri crolli
La situazione attuale riporta alla memoria il caso del Regno Unito sotto il governo di Liz Truss. Anche lì, politiche economiche percepite come insostenibili portarono a un aumento dei rendimenti e alla fuga degli investitori. Anche se gli Stati Uniti restano una superpotenza economica, l’instabilità interna e l’isolamento diplomatico fanno temere un’implosione della fiducia globale nel sistema finanziario americano. Come sottolinea George Saravelos della Deutsche Bank, stiamo entrando in “territori inesplorati”.
22 Aprile 2025
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