In un mondo che evolve alla velocità delle connessioni digitali, anche il lavoro cambia volto. E con esso, cambiano le parole per raccontarlo. Le vecchie certezze come “posto fisso” e “carriera tradizionale” vacillano sotto il peso di nuovi bisogni, nuove consapevolezze e una fatica generalizzata. Oggi, nel cuore del 2025, il vocabolario professionale si arricchisce di espressioni che fotografano un mercato in trasformazione. Ed è proprio nella giornata dedicata a chi lavora, l’1 maggio, che vale la pena fermarsi un attimo a decifrare questo linguaggio nuovo.
La grande stanchezza, ovvero quando il lavoro non dà più energia
Dopo il Quiet Quitting e le Grandi Dimissioni, ecco affacciarsi un nuovo fenomeno: la Great Exhaustion. Più che un trend, è uno stato d’animo collettivo. Sempre più persone, soprattutto tra i più giovani, dichiarano di sentirsi esauste, non tanto per la quantità di lavoro, ma per il senso di vuoto che spesso accompagna la routine professionale. Un italiano su tre, secondo una recente ricerca GoodHabitz condotta con YouGov, ha già cambiato o vuole cambiare impiego. Il motivo? Non solo lo stipendio, ma soprattutto il desiderio di una vita diversa, più in linea con le proprie inclinazioni. Per molti, il lavoro è diventato qualcosa da rinegoziare, non più un punto fermo, ma una variabile.
Tra vecchi schemi e percorsi non lineari, il futuro si reinventa
Addio al mito del “per sempre nella stessa azienda”. Oggi il 40% dei lavoratori italiani si muove su traiettorie non lineari, tra cambi di ruolo, settore o addirittura di stile di vita. Questo vale soprattutto per la generazione dei Millennial e la Gen Z, che non vedono nella stabilità un valore assoluto, ma preferiscono cercare opportunità, crescita e coerenza personale. Ecco perché cresce la voglia di formazione, di aggiornamento e di libertà: libertà di reinventarsi, cambiare, ripartire.
Dieci nuove parole per raccontare il lavoro che cambia
GoodHabitz ha identificato dieci parole chiave per orientarsi nel nuovo paesaggio lavorativo:
Quiet Cutting: l’arte silenziosa del rimpasto interno. Invece di licenziare, si spostano i dipendenti in nuovi ruoli, a volte poco desiderati.
Boomerang Employees: chi se ne va, ma poi torna. Perché il tempo lontano può servire a crescere e ritrovare il proprio posto.
Green Collar Jobs: professioni legate alla sostenibilità, sempre più centrali nella transizione ecologica.
Leadership Blue Ocean: una guida che cerca nuovi orizzonti anziché combattere nel mercato affollato.
Leadership Empatica: empatia, ascolto, vulnerabilità. Oggi il vero leader è umano.
Reverse Mentoring: i giovani insegnano ai senior, soprattutto in ambito digitale e tecnologico.
Talent Cloud: professionisti on demand, da ogni parte del mondo, ingaggiati su progetti specifici.
Augmented Workforce: persone e intelligenza artificiale che collaborano, non si sostituiscono.
Neurodiversity Hiring: il valore delle menti fuori dagli schemi diventa una risorsa strategica.
Skill Based Recruiting: contano più le competenze che i titoli. La pratica batte la teoria.
La riscoperta delle competenze umane per ritrovare senso
Nel mezzo di questo scenario fluido, un punto fermo c’è: le human skills. Problem solving, gestione dello stress, capacità relazionali. Sono loro a fare la differenza in un mondo dove le macchine possono fare quasi tutto, tranne essere umane. Non è un caso se il 92% degli intervistati considera queste competenze fondamentali, non solo per lavorare meglio, ma per scoprire chi si è davvero. E forse anche per tornare a desiderare il proprio lavoro.
Formazione continua, benessere e inclusione come nuove priorità
Investire nella crescita personale non è solo un vantaggio competitivo per le aziende, ma anche un modo per creare ambienti di lavoro più inclusivi, motivanti e umani. I percorsi di aggiornamento e sviluppo delle soft skills aiutano a trattenere i talenti e a costruire una cultura aziendale positiva. È una sfida che riguarda tutti: imprese, manager, collaboratori. Perché il lavoro del futuro, quello vero, si costruisce sulle persone. E sulle parole che usiamo per raccontarle.
30 Aprile 2025
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