C’è un’Italia giovane, viva, che non si rassegna a un presente senza luoghi. I manifesti affissi sui muri di Milano, Roma, Napoli o Bologna non sono solo parole: Ci sono spazi che cambiano la vita è un grido gentile ma deciso, lanciato da Scomodo, una community che raccoglie migliaia di ragazze e ragazzi con un’idea semplice e potente. Ritrovarsi, conoscersi, abitare insieme degli spazi reali. Senza biglietti, senza filtri digitali, senza l’obbligo di consumare.
Una generazione che vuole stare insieme senza dover comprare un caffè
Secondo un sondaggio realizzato da Scomodo su oltre 10.000 giovani italiani, quasi tutti ricordano un luogo che ha segnato profondamente la loro crescita. Spazi che hanno significato molto: cortili, biblioteche, palestre di quartiere, aule scolastiche. Il 29% ha indicato luoghi di aggregazione sociale, il 25% la scuola, l’11% spazi culturali. Non centri commerciali, non social network, ma luoghi accessibili e spesso gratuiti. Il punto è proprio questo: l’Italia sembra essersi dimenticata dei suoi ragazzi, non offrendo loro alcun posto libero e non finalizzato al consumo.
L’Italia non è un paese per giovani, almeno nei suoi spazi
Nel dossier pubblicato da Scomodo, il ritratto è netto: oltre 9 milioni di adolescenti tra i 15 e i 19 anni rappresentano il 15% della popolazione. Eppure, sono spesso invisibili. Mancano cortili accessibili, mancano aule scolastiche aperte oltre l’orario, mancano luoghi dove semplicemente esserci. Si costruisce per vendere, non per condividere. Anche la scuola, luogo pubblico per eccellenza, resta troppo spesso chiusa al pomeriggio o inagibile. Come se l’adolescenza fosse un periodo da riempire solo con obblighi e mai con possibilità.
Lo spazio come bene comune, non come merce
Il ragionamento di Scomodo è lucido e lontano da ogni retorica. Parlano di spazi indipendenti, dove l’incontro non è subordinato all’obbligo di acquistare qualcosa. E dove la fruizione non è sinonimo di consumo. “Non è una questione ideologica”, sottolineano, “ma una questione di accessibilità reale”. Perché se ogni luogo è privatizzato, allora anche il tempo libero diventa una questione di reddito. E questo, per una generazione già sotto pressione, è un peso in più.
Un giornale cartaceo, un’inchiesta sul campo e ora una nuova sfida
Questa è una generazione che non vuole piangersi addosso. Dopo anni di incontri itineranti, di dibattiti e azioni concrete, Scomodo ha dato vita a un mensile cartaceo da 7.500 copie, diventato il primo giornale studentesco d’Europa. Adesso arriva una nuova sfida: aprire nuovi spazi stabili. Non da soli, ma con un “azionariato popolare”. Chiunque può partecipare e diventare socio, contribuendo a costruire luoghi veri, vivi e condivisi. I manifesti affissi in città non sono pubblicità, sono inviti.
Una generazione che non si arrende all’algoritmo
In un mondo dominato dalle piattaforme digitali e dalla solitudine da scroll compulsivo, l’idea di sedersi insieme in uno spazio reale, anche solo per stare in silenzio, è rivoluzionaria. Scomodo non chiede niente di eccezionale. Chiede il diritto alla normalità. A un luogo dove si può ballare, leggere, parlare, o semplicemente non fare nulla. E questo, oggi, è tutto tranne che scontato.
22 Maggio 2025
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