Il nome di VLADIMIR PUTIN torna a far discutere anche negli Stati Uniti. Il presidente DONALD TRUMP, noto per la sua linea ambigua nei confronti della Russia durante il suo mandato, rompe il silenzio con dichiarazioni tutt’altro che concilianti. "Non sono contento, non mi piace quello che sta facendo, non mi piace per niente", ha affermato con tono deciso, lasciando intendere che qualcosa sia cambiato nell’atteggiamento dello zar russo. Secondo TRUMP, PUTIN "è impazzito", colpevole di bombardamenti insensati su città ucraine, un’escalation che – secondo il presidente – condurrà alla rovina della stessa Russia.
testoAccuse incrociate e vecchi rancori tra leader
TRUMP, che pure rivendica di aver mantenuto rapporti cordiali con il leader del Cremlino, non esita a lanciare un’ombra sul presidente UCRAINO VOLODYMYR ZELENSKY. Lo accusa di esacerbare il conflitto con i suoi interventi pubblici e ribadisce un mantra già noto: "Questa guerra non sarebbe mai iniziata se fossi stato presidente". Un’affermazione che ribalta le responsabilità della crisi su ZELENSKY, PUTIN e persino JOE BIDEN. La retorica del presidente statunitense punta a dissociarsi da un conflitto che definisce frutto di “incompetenza e odio”.
Una notte d’inferno per l’Ucraina, la più devastante dall’inizio della guerra
Mentre negli Stati Uniti si incrociano le polemiche, l’UCRAINA affronta la notte più tragica dall’inizio della guerra. Oltre 350 droni, missili da crociera e attacchi simultanei hanno colpito varie regioni del Paese, compresa la capitale KIEV. Il bilancio è drammatico: almeno dodici morti, tra cui tre fratelli minorenni, e decine di feriti. L’Aeronautica militare ucraina riferisce l’intercettazione di quasi tutti i droni e missili, ma i detriti sono caduti su abitazioni civili, provocando incendi e danni estesi. Una vera pioggia di fuoco nel giorno in cui si sarebbe dovuto celebrare il Giorno di Kiev.
L’accusa di Kiev e la risposta americana
Nel pieno della devastazione, il presidente ZELENSKY punta il dito contro il "silenzio dell’America e del mondo", che – a suo dire – finisce per incoraggiare PUTIN. Parole dure, subito riequilibrate dalle dichiarazioni dell’ex consigliere militare di TRUMP, KEITH KELLOGG, che definisce “vergognosi” gli attacchi russi, invocando il rispetto delle Convenzioni di Ginevra. Da WASHINGTON arriva infine la richiesta ufficiale di un “cessate il fuoco immediato”, mentre la diplomazia sembra arrancare in ritardo rispetto all’intensità degli eventi.
La guerra continua anche a terra, con nuove offensive nel Donbass
Mentre i cieli dell’UCRAINA bruciano, le forze russe avanzano nel DONBASS. È stata annunciata la conquista del villaggio di ROMANIVKA, segnale che l’obiettivo del Cremlino resta la piena occupazione della regione mineraria. Secondo il Royal United Services Institute britannico, la Russia ha completato il ciclo di riorganizzazione militare e ora può aumentare il ritmo delle operazioni. L’estate si preannuncia drammatica, con un’escalation di assalti su larga scala.
La risposta ucraina, tra arruolamenti e speranze
Nel tentativo di rafforzare la difesa, il governo di KIEV lancia il programma "Contract 18-24", rivolto alla generazione Z, con incentivi economici e benefit. Tuttavia, l’iniziativa non ha ancora incontrato l’interesse sperato. Solo cinquecento i giovani arruolati da febbraio. L’unico segnale positivo della giornata arriva dallo scambio di prigionieri, previsto dagli accordi di ISTANBUL: mille persone liberate per parte. In totale, sono già 5.757 i cittadini, ucraini e stranieri, riportati a casa da inizio conflitto. Una flebile luce in un tunnel ancora oscuro.
26 Maggio 2025
© team icoe, editoriale blozine
blozine editoriale no-profit della
Centro studi su innovazione, comunicazione ed etica.
Copywriters
Francesca S., Matteo R., Laura A., Antonella B., Giorgio F., Anna C., Miriam M., Stefano G., Adele P. e Francesca N.
Chi siamo
iscriviti sulla nostra pagina Facebook e non perderai nessuna notizia!
© blozine, l'editoriale dalla B alla Z. Tutti i diritti sono riservati.