Il Venezuela ha vissuto un nuovo episodio della sua crisi democratica con le recenti elezioni legislative e regionali promosse dal presidente de facto Nicolas Maduro. Ma il vero protagonista della giornata non è stato un partito o un candidato, bensì l’assenza della popolazione. Le immagini diffuse sui social mostrano strade vuote e seggi elettorali deserti, mentre i dati diffusi dall’opposizione parlano di un’affluenza ridotta al minimo storico: appena il 12,56%.
Numeri ufficiali contestati, il paese si divide
Mentre il Consiglio nazionale elettorale, sotto il controllo del governo chavista, ha annunciato un’affluenza del 42,63%, altre fonti, come la società locale Meganalisis, confermano le stime dell’opposizione: meno del 13% dei cittadini ha votato. Il dato ufficiale, quindi, appare poco credibile agli occhi della comunità internazionale e dei cittadini stessi, sempre più distanti dalle urne e disillusi dal sistema.
Il chavismo festeggia da solo, ma l’opposizione reale è altrove
Secondo i dati ufficiali, il Grande polo patriottico, alleanza dominata dal Partito socialista unito del Venezuela (Psuv), ha ottenuto oltre 4,5 milioni di voti, conquistando 23 governatorati su 24. Ma il trionfo su carta non corrisponde a una reale legittimazione popolare. L’opposizione maggioritaria, rappresentata dalla Piattaforma unitaria democratica guidata da Maria Corina Machado, ha boicottato il voto, lasciando campo libero al governo, ma anche segnando una presa di distanza significativa e simbolica.
L’essequibo, una mossa pericolosa
Particolarmente controversa è stata la decisione di includere l’Essequibo tra i governatorati in elezione. Si tratta di una regione contesa con la Guyana, ricca di risorse naturali, che Caracas ha annesso unilateralmente nelle sue mappe come “ventiquattresima regione”. Le proteste internazionali non si sono fatte attendere, con gli Stati Uniti che hanno bollato il voto come una “farsa” e condannato le azioni di Maduro per minare la sovranità della Guyana.
Le opposizioni residue e la vittoria simbolica del dissenso
Tra le poche forze di opposizione che hanno scelto di partecipare, solo Alberto Galíndez è riuscito a essere rieletto nello stato di Cojedes. Altri nomi noti, come Manuel Rosales, hanno ceduto terreno allo schieramento chavista. Ma il messaggio più forte non è arrivato dalle urne, bensì dalla rinuncia a parteciparvi. “Oltre l’85% dei venezuelani ha disobbedito a questo regime criminale”, ha dichiarato Maria Corina Machado, mentre Edmundo Gonzalez Urrutia ha parlato di “coraggio civico”.
Una finta democrazia e una nazione sempre più isolata
Quello che Maduro ha celebrato come una dimostrazione della forza del bolivarianesimo, è stato in realtà un voto blindato, senza opposizione reale e con le frontiere chiuse. Una prova che, al di là delle percentuali ufficiali, il Venezuela resta in un pericoloso stallo democratico. Un paese dove le elezioni servono più a legittimare il potere che a rappresentare la volontà popolare.
27 Maggio 2025
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