Elon Musk ci ha abituati a colpi di scena, ma questa volta ha deciso di cimentarsi con la politica americana in maniera più diretta. Dopo un sondaggio pubblicato su X, la piattaforma social che lui stesso controlla, l’imprenditore ha annunciato la nascita di un movimento chiamato Partito America. Secondo quanto riportato, l’iniziativa avrebbe il consenso dell’80% degli utenti, esattamente la fascia di popolazione a cui Musk dice di voler dare voce: quella di centro.
Il quesito pubblicato sul social è stato semplice ma provocatorio: È venuto il momento di creare un nuovo partito politico in America che rappresenti davvero l’80% che sta nel mezzo?”. Più di cinque milioni e seicentomila utenti hanno partecipato, con l’80,4% che ha risposto positivamente. Per Musk questo è sufficiente per dichiarare che “il popolo si è espresso” e che si tratta, testualmente, del “destino”.
Populismo digitale, un nuovo modello di legittimazione?
Quella che una volta era una strategia comunicativa marginale oggi diventa strumento di legittimazione politica: il sondaggio social. La mossa di Elon Musk ricorda i modelli di populismo digitale già visti altrove, in cui la forza di una leadership si misura non tanto sulla base di programmi politici, quanto sulla capacità di mobilitare consenso istantaneo online. Non è un caso che lo slogan principale sia: "Rappresentare l’80% della popolazione che sta nel mezzo".
Ma il centro è davvero rappresentabile come un blocco uniforme? E soprattutto: può un sondaggio su una piattaforma social sostituire il dibattito politico e istituzionale? Il rischio è che l’effetto bolla, tipico dei social, restituisca un’immagine distorta del consenso reale.
Tra Stati Uniti e Russia, si inserisce la geopolitica
Come se non bastasse, nella narrazione surreale di questi giorni è comparsa anche la Russia. Secondo Dmitry Novikov, vicepresidente della Commissione per gli affari internazionali della Duma, Mosca sarebbe pronta ad accogliere Elon Musk in caso di richiesta di asilo politico. Il riferimento è alla rottura pubblica tra l’imprenditore e il presidente Donald Trump, che sembra aver superato la semplice divergenza di opinioni.
L’offerta di Mosca sembra più una provocazione mediatica che una reale possibilità, ma è comunque significativa: mostra quanto la figura di Elon Musk sia diventata un nodo geopolitico, un personaggio che, da imprenditore tecnologico, si è trasformato in protagonista delle relazioni internazionali.
Elon Musk e la personalizzazione del consenso
La vicenda conferma un tratto ormai tipico della comunicazione di Elon Musk: la trasformazione della politica in evento personale. Con una piattaforma proprietaria come X, un pubblico di milioni di follower e una retorica che punta all’idea di destino e cambiamento epocale, Musk si propone non tanto come fondatore di un partito, quanto come catalizzatore di un nuovo spirito.
Il ’Partito America’ non ha ancora un programma, né una struttura organizzativa, ma ha già un leader, un nome e una narrazione pronta per essere amplificata. In altri tempi si sarebbe parlato di avanguardia, oggi sembra piuttosto un esperimento di marketing politico.
Una strategia destinata a durare o solo un altro esperimento?
Resta da capire se questo nuovo progetto avrà la forza per trasformarsi in realtà o rimarrà uno dei tanti esperimenti comunicativi a cui Musk ci ha abituati. Le percentuali dei sondaggi online, per quanto sorprendenti, non sostituiscono l’impatto reale nel sistema democratico statunitense. Inoltre, la politica richiede molto più della capacità di creare hype: servono mediazione, competenze legislative, coalizioni.
Il rischio più concreto è che il dibattito venga ancora una volta spostato sulla spettacolarizzazione, più che sul contenuto. E in un’epoca in cui la fiducia nelle istituzioni vacilla, anche questo tipo di iniziative può alimentare confusione piuttosto che creare nuove opportunità di rappresentanza.
07 Giugno 2025
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