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La povertà che non fa rumore, ma cresce ogni giorno

Tra casa, salute e reddito, oltre un italiano su dieci vive in povertà assoluta, spesso invisibile ai numeri ufficiali.

La povertà che non fa rumore, ma cresce ogni giorno

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Crescono povertà intermittente, disagio abitativo e rinunce sanitarie, in un’Italia che dimentica chi resta indietro

Nel 2024, quasi 278 mila persone si sono rivolte ai Centri di Ascolto e ai servizi Caritas sparsi in tutta Italia. Si tratta di numeri in crescita rispetto all’anno precedente, ma soprattutto di un segnale chiaro: il disagio sociale continua a diffondersi in silenzio, attraversando tutte le fasce della popolazione. Secondo il Report statistico 2025 sulla povertà, presentato a Roma insieme al Bilancio sociale Caritas 2024, emerge un quadro sempre più preoccupante. Le storie di chi bussa alle porte della Caritas raccontano un’Italia in difficoltà, dove non solo cresce il numero degli esclusi, ma si intensificano le forme di disagio.

Un’Italia più povera, più fragile, più anziana

L’età media di chi chiede aiuto oggi è di 47,8 anni, con una presenza crescente di anziani. Nel 2015 gli over 65 rappresentavano il 7,7% degli assistiti, oggi sono il 14,3% e arrivano al 24,3% se si guarda ai soli italiani. Si tratta spesso di persone sole, con pensioni minime, costrette a scegliere tra il pasto e le medicine. La povertà, insomma, non è più solo una questione giovanile o legata all’immigrazione, ma coinvolge sempre più i nostri padri e le nostre madri, in un Paese che invecchia e dimentica chi non ce la fa.

La povertà cronica non è un’eccezione, è la nuova normalità

Il 26,7% delle persone seguite vive una condizione di disagio continuo. Quasi una su tre ritorna ogni anno perché non riesce a uscire dal tunnel della povertà. La Caritas ha registrato che il numero medio di incontri per ogni persona è raddoppiato in dieci anni. Chi arriva spesso non è un “nuovo povero”, ma qualcuno che ormai si muove in un sistema senza vie d’uscita. L’occupazione non basta più: il 23,5% degli assistiti ha un lavoro, ma non sufficiente a garantire una vita dignitosa. Tra chi ha tra i 35 e i 54 anni, i cosiddetti working poor superano il 30%.

Quando la casa diventa un lusso e non un diritto

Il disagio abitativo rappresenta una delle facce più critiche della povertà. Il 33% delle persone seguite vive almeno una difficoltà legata all’alloggio: dal non riuscire a pagare l’affitto o le bollette, fino alla condizione di vera e propria esclusione abitativa, con persone senza casa o costrette a dormire in situazioni precarie. Un dato che fa riflettere, se confrontato con il 5,6% di deprivazione abitativa registrato in media tra gli italiani. Ancora una volta, chi vive in povertà subisce in modo amplificato le fragilità del sistema.

La salute è un lusso che in molti non si possono più permettere

Il secondo focus del report si concentra sulla povertà sanitaria. In Italia quasi 6 milioni di persone rinunciano alle cure per motivi economici o per le attese troppo lunghe. Ma tra chi si rivolge alla Caritas, la percentuale è ancora più alta: il 15,7% manifesta vulnerabilità sanitarie importanti. A volte la richiesta è diretta – farmaci, visite, sostegni economici – altre volte il bisogno resta taciuto, nascosto dietro una rassegnazione che non trova spazio nemmeno nei dati ufficiali. La salute, insieme alla casa e al reddito, si intreccia in una spirale che alimenta l’esclusione sociale.

Non solo numeri, ma storie vere che chiedono ascolto

Come ha ricordato don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, dietro le statistiche ci sono volti, vite, nomi. Ogni numero è una persona che cerca dignità. Ogni bisogno nascosto è un’occasione per esercitare la corresponsabilità. Il report, infatti, non è solo una fotografia impietosa, ma un invito a cambiare prospettiva: abitare le soglie, non fermarsi all’emergenza, ma costruire percorsi di cambiamento. La povertà non è un destino, ma una condizione che si può trasformare con una comunità capace di ascolto, prossimità e azione concreta.


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16 Giugno 2025
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