La mezzanotte segna un punto di svolta: Donald Trump annuncia su Truth l’accordo per un cessate il fuoco di 12 ore tra Iran e Israele, con l’obiettivo dichiarato di chiudere la cosiddetta “guerra dei 12 giorni”. Il presidente americano definisce l’intesa come “illimitata” e “eterna”, sottolineando come il Medio Oriente sia stato salvato da una distruzione certa. Ma mentre le dichiarazioni si moltiplicano, dal fronte i segnali sono tutt’altro che distesi.
I termini della tregua, tra parole solenni e missili in volo
Nella notte, le parole si rincorrono. Prima l’annuncio della Casa Bianca, che celebra il cessate il fuoco come una vittoria diplomatica e strategica storica. Poi arriva la conferma da Teheran, secondo fonti iraniane riportate da Reuters e Sky News. Tuttavia, già all’alba, i bollettini contraddicono l’ottimismo: Beer Sheva, nel sud di Israele, viene colpita da missili iraniani che causano quattro vittime civili. Il comando Idf lancia nuovi allarmi, mentre su Tel Aviv e Gerusalemme risuonano le sirene.
La cronaca di una tregua contestata, ora per ora
La mattinata si apre con versioni divergenti. Mentre media iraniani annunciano l’entrata in vigore del cessate il fuoco alle 7:30 ora locale, lo Stato ebraico accusa l’Iran di aver lanciato nuovi missili subito dopo. Israel Katz, ministro della Difesa, ordina una risposta “intensa e mirata nel cuore di Teheran”. L’Iran, dal canto suo, nega tutto: “non abbiamo violato alcuna tregua”, scrive l’agenzia Isna, ribadendo che non esiste un accordo formale ma solo una disponibilità alla de-escalation se Israele sospenderà le sue azioni militari.
Mediazione internazionale, la pressione dell’Aiea e l’attivismo Usa
Nel mezzo, il tentativo di riprendere un dialogo concreto sul programma nucleare iraniano. Rafael Grossi, direttore generale dell’Aiea, sollecita Teheran a un incontro per riprendere la cooperazione sospesa da mesi, auspicando “una soluzione diplomatica” a una crisi ormai ultradecennale. Mohammad Eslami, a capo dell’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran, rilancia: “abbiamo già previsto il ripristino del nostro settore nucleare, con o senza raid nemici”.
Morti, allarmi e propaganda, il giorno dopo la guerra
Tra accuse incrociate e tentativi di negoziato, il bilancio resta tragico: almeno nove morti in Iran per un raid notturno israeliano nella provincia di Gilan, quattro vittime civili a Beer Sheva, danni e paura in tutto il nord di Israele e nella base italiana Unifil in Libano, dove all’alba sono scattati allarmi e misure di sicurezza. Le esplosioni udite a Teheran poche ore prima della tregua rendono chiaro che la calma, se c’è, è fragile.
Una tregua temporanea o il primo passo verso la stabilità?
Il tempo dirà se quella firmata tra le due potenze nemiche sarà davvero la fine di una guerra o solo una pausa tattica. Le parole altisonanti di Donald Trump, le dichiarazioni dei leader iraniani e israeliani, i tentativi di mediazione delle agenzie internazionali e le vite spezzate raccontano una storia complessa e ancora in bilico. La pace, per ora, resta una promessa sospesa.
24 Giugno 2025
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