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Vertice Nato all’Aja, più spese per la difesa e nessun passo verso l’Ucraina nell’Alleanza

Spese militari in crescita entro il 2035 e un nuovo equilibrio tra impegni sovrani e prudenza diplomatica verso Kiev.

Vertice Nato all’Aja, più spese per la difesa e nessun passo verso l’Ucraina nell’Alleanza

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Zelensky trova in Danimarca un partner strategico, mentre Trump rivendica il rilancio della Nato con la sua leadership

Il vertice della Nato che si è svolto all’Aja si è concluso con una dichiarazione congiunta densa di significati e implicazioni politiche. I 32 leader presenti hanno concordato l’obiettivo di destinare, entro il 2035, il 5% del Pil nazionale alla difesa e alla sicurezza. Una soglia mai dichiarata finora in termini ufficiali, che ridefinisce le priorità strategiche dell’Alleanza atlantica e solleva interrogativi sulle capacità dei singoli Paesi membri di raggiungere un traguardo così ambizioso. Il nuovo vincolo è stato pensato come risposta alla crescente instabilità internazionale e, come affermato nella dichiarazione finale, alla “minaccia a lungo termine rappresentata dalla Russia”.

Ucraina, sostegno sì ma niente allargamento

Tra i temi più sensibili, ancora una volta, quello dell’Ucraina. Se l’anno scorso a Washington si era parlato di un “percorso irreversibile” verso l’ingresso nell’Alleanza, questa volta ogni riferimento formale è scomparso. Il sostegno resta, ma sotto forma di “impegno sovrano” di ciascun Paese. Nessun accenno ai 40 miliardi promessi nel 2023. La linea prudente adottata dall’Alleanza sembra voler mantenere un equilibrio instabile tra supporto concreto e cautela diplomatica, evitando di irritare ulteriormente il Cremlino.

Zelensky e Frederiksen, armi congiunte e gratitudine alla Danimarca

A margine del summit, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incontrato la premier danese Mette Frederiksen. L’esito è stato la nascita di un nuovo progetto di cooperazione industriale militare. La Danimarca sarà il primo Paese a produrre congiuntamente armamenti difensivi con Kiev. Zelensky ha parlato di “partnership reciprocamente vantaggiosa” e ha ringraziato Frederiksen per il sostegno continuo, sottolineando come l’aiuto militare rappresenti anche un modo per rafforzare l’intera Europa.

Trump rilancia il 5%, “Biden ha indebolito la Nato”

Sempre protagonista, Donald Trump non ha mancato di lasciare il segno. Accanto al segretario generale Mark Rutte, il presidente Usa ha dichiarato con enfasi che l’obiettivo del 5% è una sua proposta, destinata a rafforzare la Nato “che con Biden era morta”. Trump ha anche parlato del Medio Oriente, annunciando il buon andamento della tregua tra Israele e Iran e affermando che “l’Iran non costruirà la bomba per molto tempo”. Dichiarazioni che, come spesso accade, hanno diviso l’opinione pubblica e attirato l’attenzione su equilibri internazionali delicati.

Dibattiti interni, tra regole Ue e realismo politico

Il premier ungherese Viktor Orban ha evidenziato le difficoltà strutturali di raggiungere il 5% senza modificare i criteri di bilancio dell’Unione Europea. Anche il premier belga Bart De Wever ha sottolineato che il 3,5% per la difesa in dieci anni è “realistico ma non facile”. Sul fronte italiano, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha rivendicato la flessibilità ottenuta per i tempi di attuazione e ha precisato che “la Spagna dovrà rispettare le regole come tutti”.

Rutte e Merz, un’Europa che vuole contare

Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha aperto i lavori della seconda giornata con parole forti: “I politici dovranno trovare i soldi, non c’è alternativa”. Rutte ha difeso la coesione dell’Alleanza e ribadito la necessità che gli europei aumentino la spesa militare per raggiungere la parità con gli Stati Uniti. Dello stesso tono l’intervento del cancelliere tedesco Friedrich Merz, che ha affermato come l’impegno europeo non sia un favore ma una necessità strategica, ricordando che “la Russia non minaccia solo l’Ucraina, ma l’intero ordine politico del nostro continente”.


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25 Giugno 2025
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