Dopo due anni di guerra, un’intesa mediata dagli Stati Uniti apre alla “prima fase” del piano di pace e alla liberazione degli ostaggi.
Un passo storico verso la tregua
Per la prima volta dopo due anni di conflitto, Israele e Hamas hanno firmato la “prima fase” del piano di pace promosso dagli Stati Uniti. L’annuncio, dato dal presidente Donald Trump, ha suscitato festeggiamenti nelle strade di Gaza, pur in un contesto dove le armi non tacciono ancora del tutto. L’accordo prevede un ritiro parziale delle Idf (le forze di difesa israeliane), l’ingresso di aiuti umanitari e uno scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi.
Il ruolo della mediazione americana
L’intesa è frutto di una lunga mediazione internazionale, che ha coinvolto Qatar, Egitto e Turchia, ma è stata resa possibile soprattutto dall’intervento diretto degli Usa. “È un grande giorno per Israele, per Gaza e per il mondo arabo”, ha dichiarato Trump, che nei prossimi giorni è atteso a Gerusalemme per intervenire alla Knesset. Secondo il presidente americano, gli Stati Uniti saranno parte attiva non solo nel mantenimento della pace, ma anche nella ricostruzione della Striscia.
Lo scambio di prigionieri e il ritiro delle truppe
Fonti vicine a Hamas hanno confermato che lo scambio prevede la liberazione di 1.950 prigionieri palestinesi in cambio di 20 ostaggi israeliani ancora in vita. Tra i detenuti rilasciati figurano 250 ergastolani e 1.700 prigionieri arrestati durante il conflitto. Lo scambio dovrebbe avvenire entro 72 ore dall’entrata in vigore dell’accordo, in parallelo con il ritiro parziale delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza.
Le difficoltà della fase successiva
Nonostante l’ottimismo internazionale, l’accordo copre solo la fase iniziale del piano di pace in venti punti proposto dagli Stati Uniti. Restano da definire temi cruciali come il disarmo di Hamas e la governance di Gaza dopo la tregua. “È solo l’inizio di un lungo processo”, hanno sottolineato fonti diplomatiche americane, ribadendo che la piena normalizzazione nella regione richiederà ulteriori negoziati.
Le reazioni internazionali e l’attesa a Gerusalemme
Il premier Benyamin Netanyahu ha ringraziato Trump e ha convocato il parlamento per l’approvazione definitiva dell’accordo, mentre il presidente Isaac Herzog ha affermato che “merita il Nobel per la pace”. La comunità internazionale, da Bruxelles a New York, ha accolto con prudente entusiasmo la notizia, sottolineando l’importanza di rispettare i termini stabiliti e garantire aiuti immediati alla popolazione civile.
Le speranze per Gaza e il futuro della regione
Per la popolazione della Striscia, stremata da anni di guerra e isolamento, l’accordo rappresenta una possibilità concreta di tregua e di rinascita. Trump ha parlato di un “piano di pace per l’intero Medio Oriente”, che potrebbe coinvolgere anche l’Iran in un ruolo di stabilizzazione regionale. Resta da vedere se la volontà politica e la pressione diplomatica riusciranno a trasformare questa fragile tregua in una pace duratura.
09 Ottobre 2025
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