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Mutilazioni genitali femminili in Italia, un fenomeno sommerso che chiede ascolto

Dati, testimonianze e raccomandazioni per contrastare le mutilazioni genitali femminili e proteggere le nuove generazioni

Mutilazioni genitali femminili in Italia, un fenomeno sommerso che chiede ascolto

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Amref e le università italiane chiedono centri di supporto e più dialogo con le comunità per fermare le mgf in Italia e in Europa

Le mutilazioni genitali femminili non sono un ricordo lontano né una pratica confinata in altri continenti. Anche in Italia, oggi, migliaia di donne convivono con le conseguenze di una violenza che nega diritti, salute e dignità. Secondo uno studio congiunto dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Università di Bologna, nel nostro Paese vivono circa 88.500 donne sopra i 15 anni che hanno subito una forma di mutilazione genitale. Un dato in lieve aumento (+1%) rispetto al 2019, ma che racconta un fenomeno ancora largamente sommerso.

Chi sono le donne coinvolte

La ricerca evidenzia come la quasi totalità delle donne colpite, il 98%, sia nata all’estero, e che il numero dei casi cresce con l’età: le donne over 50 risultano le più colpite. Le comunità più numerose sono di origine egiziana, nigeriana ed etiope, mentre le incidenze più elevate si registrano tra le donne somale (97,8%), sudanesi (90,8%) e guineane (91,5%).
Allo stesso tempo, circa 16.000 bambine sotto i 15 anni che vivono in Italia sono considerate a rischio.

Un evento per rompere il silenzio

I risultati sono stati presentati nella Sala Consiglio della Città Metropolitana di Milano, in un evento promosso dalle due università in collaborazione con Amref Health Africa. Un’occasione per fare il punto su un tema che resta delicato e, spesso, ignorato dal dibattito pubblico.
“In diversi Paesi si registrano riduzioni significative: le giovani subiscono le mgf meno frequentemente rispetto alle adulte”, spiegano Patrizia Farina (Università Milano-Bicocca) e Livia Ortensi (Università di Bologna), coordinatrici dello studio insieme ad Alessio Menonna della Fondazione Ismu, nell’ambito del Progetto Dora.

La voce dell’Africa e il valore del dialogo

“La sola strada che conosciamo, insegnataci dall’Africa, è il dialogo con le comunità e con tutti gli operatori coinvolti”, ha dichiarato Paola Crestani, presidente di Amref Italia. Un approccio fondato sull’ascolto e sulla fiducia, capace di generare cambiamenti reali senza imporre modelli esterni.
Crestani ha sottolineato come le nuove generazioni mostrino segnali incoraggianti: la pratica delle mgf, pur persistendo, sta lentamente diminuendo tra le ragazze più giovani.

Un dramma globale che attraversa i confini

Le mutilazioni genitali femminili restano una violazione dei diritti umani che coinvolge 230 milioni di donne e bambine nel mondo. Più della metà vive in Africa, ma la pratica è presente anche in Asia, Medio Oriente ed Europa.
Ogni anno, circa 4 milioni di bambine e ragazze vengono sottoposte a questa forma di violenza.
In Europa, si stima che 600.000 donne abbiano subito le mgf e che 180.000 siano a rischio ogni anno.

Il quadro italiano e le raccomandazioni di Amref

L’ultima indagine condotta dall’Università Bicocca per il Dipartimento per le Pari Opportunità nel 2019 stimava in 87.600 le donne escisse in Italia, di cui 7.600 minorenni e 4.600 a rischio: tra i dati più alti in Europa.
Durante un’audizione al Senato, la vicedirettrice di Amref Health Italia, Roberta Rughetti, ha ricordato l’impegno dell’organizzazione nel contrasto alle mgf in Tanzania, Kenya, Etiopia, Uganda, Malawi e Senegal, dove oltre 500.000 donne e ragazze hanno beneficiato dei progetti avviati negli ultimi tre anni.

Le richieste per l’Italia e l’Europa

Amref ha ribadito l’urgenza di dare piena attuazione alla Direttiva (UE) 2024/1385, che prevede la creazione di Centri regionali di supporto multidisciplinare per donne e minori con mgf. Tra le raccomandazioni principali, anche l’inclusione del tema nel prossimo Piano d’Azione contro la violenza sessuale e di genere e una maggiore chiarezza nella distribuzione di risorse e competenze tra Governo, Regioni e Comuni.
Fondamentale, infine, il sostegno alle alleanze tra settore pubblico, privato e società civile e la condivisione di buone pratiche con altri Paesi europei, come Francia, Belgio e Regno Unito.

Verso una società che ascolta

Contrastare le mutilazioni genitali femminili significa andare oltre la condanna morale: vuol dire ascoltare, educare, sostenere. Significa costruire ponti culturali, offrire alternative, e dare voce alle donne che chiedono libertà sul proprio corpo e sul proprio destino.
Solo una società che sa guardare dentro le proprie paure può diventare una società che cura.


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27 Ottobre 2025
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