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La crisi climatica e il conto in vite umane, il drammatico allarme del Lancet Countdown

La crisi climatica causa milioni di morti evitabili ogni anno, il rapporto Lancet denuncia la dipendenza dai combustibili fossili

La crisi climatica e il conto in vite umane, il drammatico allarme del Lancet Countdown

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Il mondo paga con vite e lavoro l’inerzia climatica, il rapporto Lancet invoca la fine dei sussidi ai combustibili fossili

Il nuovo rapporto del Lancet Countdown on Health and Climate Change non lascia spazio a dubbi: la crisi climatica non è solo un problema ambientale, ma una vera e propria emergenza sanitaria globale. Secondo la ricerca condotta dall’University College di Londra con il contributo di oltre 120 esperti e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la dipendenza dai combustibili fossili sta mettendo a rischio la salute dell’umanità come mai prima d’ora.

Un prezzo pagato in vite umane

Il rapporto parla chiaro: il mondo sta pagando un prezzo altissimo per l’inerzia politica. Negli ultimi decenni, le temperature record e l’inquinamento atmosferico hanno contribuito a un incremento drammatico delle malattie e dei decessi. Il tasso di morti legate al caldo è cresciuto del 23% dagli anni ’90, arrivando a circa 546.000 vittime l’anno. Ancora più impressionante è l’impatto dell’inquinamento da combustibili fossili, che causa ogni anno 2,5 milioni di decessi prematuri.

Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato: la persona media è stata esposta per 16 giorni consecutivi a temperature potenzialmente mortali. E la diffusione della dengue, favorita da nuove condizioni climatiche, è aumentata del 49% rispetto agli anni ’50.

Un’emergenza anche economica

Non si tratta solo di salute. Le conseguenze economiche della crisi climatica sono altrettanto devastanti. L’esposizione al calore estremo ha fatto perdere oltre 639 miliardi di ore di lavoro nel 2024, con un danno economico stimato in 1,09 trilioni di dollari: quasi l’1% dell’intero PIL mondiale.

Ma ciò che più colpisce è il paradosso: nel 2023 i governi hanno speso 956 miliardi di dollari in sussidi ai combustibili fossili. In alcuni Paesi, la spesa per sostenere petrolio, gas e carbone ha superato quella per la sanità pubblica. Una contraddizione che, come denuncia la ricercatrice Nadia Ameli, “rappresenta una delle più grandi minacce alla prosperità umana”.

Una strada possibile, tra energia pulita e nuove abitudini

C’è però un margine di speranza. Il rapporto del Lancet mostra che le azioni intraprese in alcuni Paesi hanno già prodotto effetti positivi. L’abbandono del carbone, ad esempio, ha salvato 160.000 vite ogni anno grazie alla riduzione dell’inquinamento atmosferico. Anche le energie rinnovabili hanno raggiunto livelli record, dimostrando che la transizione è possibile.

La direttrice esecutiva del Lancet Countdown, Marina Romanello, avverte però che “la distruzione di vite e mezzi di sussistenza continuerà finché non porremo fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili”. Il passaggio a diete più sostenibili e rispettose del clima, inoltre, potrebbe salvare fino a 10 milioni di vite ogni anno.

L’appello alla responsabilità globale

Alla vigilia della COP30, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima, gli autori del rapporto lanciano un messaggio chiaro ai governi e alle imprese: “Agire ora non è un’opzione, è una necessità”. I ritardi politici rischiano di bloccare ogni progresso e di condannare le generazioni future a un mondo più caldo, più insicuro e più malato.

Serve una risposta collettiva, che unisca scienza, politica e società civile. Perché la crisi climatica non è più una minaccia lontana: è la più grande sfida sanitaria e morale del nostro tempo.


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30 Ottobre 2025
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