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Il ritorno dei test nucleari negli Stati Uniti, una nuova corsa contro la storia

Il ritorno dei test atomici americani riapre la corsa agli armamenti e indebolisce il fragile accordo sul disarmo

Il ritorno dei test nucleari negli Stati Uniti, una nuova corsa contro la storia

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A ottant’anni da Hiroshima, gli esperimenti nucleari tornano a far tremare la pace globale

A ottant’anni dall’esplosione della bomba di Hiroshima, il mondo torna a interrogarsi sulla minaccia atomica. L’annuncio del presidente Donald Trump di voler riprendere i test sulle armi nucleari negli Stati Uniti segna una svolta drammatica, che rischia di minare l’equilibrio costruito negli ultimi decenni e di far vacillare il Trattato per la messa al bando completa degli esperimenti nucleari (CTBT), firmato nel 1996 da Bill Clinton ma mai approvato dal Senato americano.

Il Ctbt, un trattato mai davvero attivo

Il CTBT (Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty) è stato adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1996 con un obiettivo ambizioso: vietare ogni esplosione nucleare, militare o civile, per limitare il miglioramento qualitativo delle armi atomiche e impedire lo sviluppo di nuove tipologie.
Nonostante la portata storica dell’accordo, il trattato non è mai entrato in vigore. A oggi mancano le ratifiche di nove Paesi fondamentali, tra cui gli Stati Uniti, la Cina e l’. La Russia, che lo aveva firmato, si è ufficialmente ritirata nel 2023.

Vienna, la città che monitora il silenzio atomico

A vigilare sul rispetto del trattato è il Segretariato tecnico provvisorio con sede a Vienna. Qui, circa 300 esperti provenienti da 93 Paesi monitorano costantemente la Terra grazie a un sofisticato sistema di sensori sismici e strumenti satellitari in grado di rilevare qualsiasi esplosione sospetta.
Secondo l’ultimo rapporto annuale, la missione del CTBT resta chiara: “porre fine al miglioramento delle armi nucleari e limitare lo sviluppo di nuove tecnologie belliche”. Un impegno oggi più fragile che mai.

Dal 1963 a oggi, una lunga marcia verso il disarmo

La strada verso un divieto totale dei test nucleari comincia nel 1963, nel pieno della Guerra Fredda, con il cosiddetto Trattato parziale che vietava gli esperimenti nello spazio, nelle profondità marine e nell’atmosfera.
Da allora, la storia delle prove atomiche è stata segnata da progressi e retromarce. L’ultimo test condotto dagli Stati Uniti risale al 23 settembre 1992 nel deserto del Nevada: fu il numero 1054, l’ultimo di una lunga serie iniziata nel 1945. Poche settimane dopo, il presidente George H. W. Bush dichiarò una moratoria di nove mesi, che divenne in seguito permanente.
Almeno fino a oggi.

Un equilibrio fragile, tra nuovi test e vecchie paure

Mentre Washington valuta il ritorno alle esplosioni di prova, Russia e Cina osservano. I loro arsenali si sono rafforzati negli ultimi anni, ma entrambi i Paesi sembrano aver rispettato finora il divieto di test nucleari previsto dal CTBT: l’ultimo esperimento di Pechino risalirebbe al 1996, quello di Mosca addirittura al 1990, prima della fine dell’Unione Sovietica.
Le attività più recenti riguardano, piuttosto, i sistemi di lancio e non le testate stesse. Tuttavia, l’annuncio di nuovi test americani potrebbe riaccendere una corsa agli armamenti che il mondo non vedeva da decenni.

Il rischio di un ritorno al passato

Il ritorno dei test nucleari non rappresenta solo una sfida politica, ma anche simbolica. Dopo Hiroshima e Nagasaki, l’umanità aveva promesso di non ripetere più gli errori del passato.
Riaprire la stagione degli esperimenti significa minare la fiducia internazionale e mettere in discussione decenni di diplomazia. È un passo indietro in un’epoca in cui la tecnologia e la cooperazione dovrebbero essere strumenti di pace, non di potenza.

Un futuro da riscrivere

A ottant’anni dal primo lampo atomico, il mondo sembra trovarsi di fronte a un bivio: tornare alla logica della deterrenza o costruire un futuro fondato sulla fiducia e sul dialogo.
Forse, più che riaccendere le esplosioni sotterranee, sarebbe il momento di far esplodere un’idea diversa di sicurezza globale: quella che nasce dal rispetto, dalla trasparenza e dal coraggio di dire basta alla paura.


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30 Ottobre 2025
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