C’è un silenzio nuovo oggi in Piazza San Pietro. Non è quello delle giornate invernali né delle liturgie solenni. È un silenzio che pesa sul cuore, un silenzio che arriva dopo l’ultima benedizione di Papa Francesco. Non riesco a pensare a parole difficili, né a ragionamenti profondi. Penso solo a quanto mi mancherà il suo modo di essere un prete vero, un uomo normale che sapeva guardare negli occhi anche chi si sentiva invisibile.
Era uno di noi, e per questo ci parlava al cuore
Di Papa Francesco mi colpiva tutto. Ma più di ogni altra cosa, quella sua capacità di farsi piccolo senza mai sminuire la sua voce. Era come il parroco che ti saluta per strada e si ferma a chiederti come stai, anche se lo sta facendo il mondo intero. Aveva la fede negli occhi e le mani segnate da chi le tende agli altri. Non giudicava, ascoltava. Non imponeva, invitava. Non separava, univa.
Il coraggio della tenerezza, in un tempo che ama la forza
Mentre tanti costruivano muri, lui parlava di ponti. Mentre troppi si rifugiavano nelle regole, lui cercava l’anima delle persone. Parlava della povertà non come uno slogan ma come qualcosa che conosceva bene, perché lui stesso non aveva bisogno dell’oro per farsi ascoltare. La sua forza era la tenerezza, quella che non si grida ma si trasmette. Era il primo a dire che non aveva tutte le risposte, ma sapeva fare le domande giuste.
Non aveva paura di dire la verità, anche se faceva male
In un mondo che ama apparire, Papa Francesco aveva scelto la verità. A volte scomoda, a volte dolente, ma sempre necessaria. Ha parlato dei poveri, dei migranti, dell’ipocrisia. Ha scosso le coscienze e acceso luci in luoghi dove c’era solo buio. E lo ha fatto senza urlare, senza odio, solo con una voce che non si dimentica. Quella voce che oggi ci manca già.
L’ho sentito vicino, anche se non l’ho mai incontrato
Non ho mai stretto la mano a Papa Francesco, ma mi sembrava di conoscerlo. Era il tipo di persona che ti fa sentire meno solo anche da uno schermo. Sapeva dire parole semplici, ma vere. E quando pregava, lo faceva anche per chi non credeva. Era un abbraccio a chiunque si sentisse smarrito, un rifugio in un tempo di confusione.
Ci ha insegnato a essere umani, prima che religiosi
Papa Francesco ha ricordato a tutti noi, credenti e non, che l’essere umano viene prima di ogni etichetta. Ci ha insegnato che la fede non è un trofeo da mostrare, ma una strada da percorrere con umiltà. Ci ha lasciati con l’esempio più difficile da imitare: quello della semplicità. Ma è anche il più bello, e forse il più vero.
21 Aprile 2025
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