L’intelligenza artificiale divide, incuriosisce, spaventa. Per alcuni è un’alleata nella costruzione di un futuro più sostenibile, per altri una minaccia silenziosa pronta a trasformare il lavoro, l’ambiente e persino il nostro modo di vivere. A raccontare come gli italiani percepiscano l’IA è la ricerca Sustainable AI della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, che mette a confronto quattro generazioni – dalla Generazione Z ai Baby Boomers – per capire quanto siamo davvero pronti a convivere con l’intelligenza artificiale.
Un indice per misurare la fiducia digitale
Al centro dello studio c’è il DiSI – Digital Sustainability Index, uno strumento che analizza il grado di fiducia e di consapevolezza con cui gli italiani vivono la rivoluzione tecnologica. Secondo la ricerca, solo un italiano su dieci crede fermamente che l’IA avrà un impatto fortemente positivo. La maggioranza – oltre la metà del campione – adotta invece un atteggiamento di cauto ottimismo.
Come spiega Stefano Epifani, presidente della Fondazione, “nei giovani la fiducia è curiosità, negli adulti prudenza, negli anziani distanza”. Un dato che suggerisce come la sostenibilità digitale non sia solo una questione tecnologica o economica, ma anche e soprattutto culturale.
Lavoro, tra speranze e timori
Il mondo del lavoro è il terreno dove l’IA genera più inquietudine. Per il 64% degli italiani gli strumenti di intelligenza artificiale rischiano di distruggere posti di lavoro. I più preoccupati sono i Millennials (29-44 anni), con il 14% che si dichiara fortemente d’accordo con questa visione. Tuttavia, il timore attraversa trasversalmente tutte le generazioni: segno che il cambiamento in atto non è percepito come opportunità, ma come sfida alla sicurezza economica e professionale.
AI e ambiente, una sostenibilità da bilanciare
L’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale resta un punto controverso. Solo un italiano su dieci ritiene che i benefici dell’IA superino i costi energetici richiesti per il suo funzionamento. Il consumo di risorse per addestrare i modelli viene spesso percepito come sproporzionato rispetto ai vantaggi concreti. Anche qui, la preoccupazione è omogenea: varia leggermente tra le generazioni, ma non mostra contrasti netti. Una relazione complicata, che evidenzia come la transizione digitale non possa prescindere da quella ecologica.
Tecnologia e sicurezza stradale
La fiducia nella guida autonoma resta limitata. Solo il 9% degli italiani crede che l’intelligenza artificiale possa ridurre in modo significativo il numero di incidenti stradali. La percentuale sale tra i più giovani – 12% nella Generazione Z e 13% nei Millennials – ma si dimezza tra la Generazione X e i Baby Boomers. I più anziani, abituati a un rapporto diretto con la tecnologia meccanica, faticano a riconoscere il potenziale dei nuovi sistemi di guida assistita.
Turismo e IA, l’alleanza contro l’overtourism
Quando si parla di turismo, l’IA torna a essere vista in modo più positivo. Oltre il 60% degli italiani ritiene che le tecnologie intelligenti possano aiutare a gestire il problema del sovraffollamento turistico. I giovani, ancora una volta, si mostrano i più ottimisti: 15% nella Generazione Z e 11% nei Millennials credono fortemente nel contributo dell’IA, contro il 6% dei Baby Boomers. Per un Paese come l’Italia, dove il turismo è una risorsa strategica ma fragile, questa fiducia giovanile rappresenta un segnale incoraggiante.
Sanità e fiducia sospesa
Il settore sanitario divide gli intervistati. Solo il 12% degli italiani si dichiara convinto che l’intelligenza artificiale possa migliorare la qualità dei servizi. Tuttavia, circa la metà del campione si posiziona nella fascia dell’abbastanza d’accordo: un segnale che, pur senza entusiasmi, cresce l’apertura verso l’uso dell’IA nella prevenzione, nella diagnostica e nella gestione dei dati sanitari.
Una fiducia ancora da costruire
Il quadro finale restituisce un Paese sospeso tra curiosità e timore. La fiducia degli italiani nei confronti dell’intelligenza artificiale è ancora fragile, ma non ostile. Serve un dialogo tra generazioni e un’educazione digitale che aiuti a comprendere non solo il “come funziona”, ma anche il “perché esiste” questa tecnologia. Solo così l’IA potrà diventare sostenibile nel senso più ampio del termine: un motore di coesione, non di divisione, e una leva per costruire un futuro più equo e consapevole.
19 Ottobre 2025
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