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Amazon e la nuova era dei robot

Amazon punta a sostituire oltre 500.000 posti con robot, ridisegnando il futuro del lavoro e della logistica

Amazon e la nuova era dei robot

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Tra robot e cobot, Amazon prepara una rivoluzione tecnologica che riduce i costi ma mette a rischio migliaia di posti

Amazon si prepara a un cambiamento epocale, introducendo su larga scala sistemi di automazione che potrebbero sostituire oltre mezzo milione di posti di lavoro umani. Secondo quanto rivelato dal New York Times, che ha avuto accesso a interviste e documenti interni, l’azienda punta a ridisegnare completamente il proprio modello di gestione della forza lavoro. L’obiettivo dichiarato è quello di ottimizzare tempi e costi, ma la portata del piano solleva interrogativi profondi sul futuro del lavoro.

Un piano da mezzo milione di robot

La forza lavoro di Amazon negli Stati Uniti, che conta quasi 1,2 milioni di dipendenti, potrebbe non crescere come previsto nei prossimi anni. Il team di robotica dell’azienda stima che entro il 2027 sarà possibile evitare oltre 160.000 nuove assunzioni, grazie all’introduzione massiva di sistemi automatizzati in grado di prelevare, imballare e consegnare i prodotti. In termini economici, ciò significherebbe un risparmio di circa 30 centesimi per ogni articolo movimentato, una cifra apparentemente minima ma che, su scala globale, equivale a miliardi di dollari.

Verso magazzini quasi senza persone

I nuovi magazzini progettati da Amazon potrebbero funzionare con una presenza umana ridotta al minimo. L’azienda prevede di automatizzare fino al 75% delle operazioni, trasformando il modo in cui vengono gestite logistica e distribuzione. Nei documenti interni visionati dal New York Times si consiglia tuttavia di evitare parole come “automazione” o “robot”, preferendo termini come tecnologia avanzata o cobot — abbreviazione di “collaborative robot” — per enfatizzare la cooperazione uomo-macchina.

Una rivoluzione semantica e sociale

Dietro la scelta delle parole si nasconde una precisa strategia comunicativa: ridurre l’impatto psicologico e mediatico di una trasformazione che rischia di generare timori diffusi. Parlare di “cobot” invece che di “sostituzione” aiuta a far percepire l’innovazione come un progresso condiviso, piuttosto che come una minaccia occupazionale. Ma al di là del linguaggio, resta il dato concreto: meno posti di lavoro e più macchine in azione.

Un modello per il futuro dell’industria

Secondo le analisi interne, l’automazione consentirebbe ad Amazon di mantenere stabile la forza lavoro americana per i prossimi dieci anni, pur prevedendo di raddoppiare il volume di vendite entro il 2033. Se queste previsioni si avverassero, l’azienda eviterebbe l’assunzione di oltre 600.000 persone. Un modello che, se replicato da altre multinazionali, potrebbe segnare un nuovo equilibrio tra produttività e occupazione, spostando sempre più il valore verso la tecnologia piuttosto che verso il lavoro umano.

Le dichiarazioni ufficiali di Amazon

In risposta alle indiscrezioni, Amazon ha precisato che i documenti ottenuti dal New York Times riflettono il punto di vista di un singolo gruppo interno e non rappresentano la strategia aziendale complessiva. L’azienda ha inoltre confermato che, per la stagione delle festività, prevede comunque di assumere circa 250.000 lavoratori stagionali, segnale che la componente umana, almeno per ora, resta indispensabile per garantire flessibilità e gestione dei picchi di domanda.

Automazione, opportunità o minaccia

Il caso Amazon apre un dibattito cruciale: fino a che punto l’automazione può essere considerata un progresso e quando diventa invece un rischio per la società? La sfida dei prossimi anni sarà bilanciare innovazione e occupazione, garantendo che la tecnologia non sostituisca l’uomo, ma lo affianchi, creando nuove forme di lavoro, competenze e dignità professionale.


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23 Ottobre 2025
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