Nel cuore della notte, gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco coordinato contro tre impianti nucleari iraniani: Fordow, Natanz e Isfahan. L’operazione, denominata Midnight hammer, è stata condotta con bombardieri B-2 in grado di trasportare le devastanti bombe bunker buster Gbu-57. Il presidente Donald Trump ha parlato di “un successo spettacolare”, annunciando la distruzione delle capacità nucleari di Teheran e sostenendo che ora è “il momento per la pace”. Il portavoce del Pentagono ha dichiarato che non ci sono state vittime civili.
L’Iran risponde, esplosioni a Tel Aviv e Haifa
La reazione iraniana non si è fatta attendere: almeno trenta missili sono stati lanciati su Israele, colpendo Tel Aviv e causando distruzioni ingenti. Un missile ha raggiunto Haifa, dove sono stati registrati gravi danni. Le autorità israeliane confermano oltre 80 feriti, tra cui alcuni bambini. L’Iran dichiara che ogni cittadino americano o militare nella regione è ora un “obiettivo legittimo” e minaccia ritorsioni illimitate in caso di attacco alla Guida Suprema Ali Khamenei.
Una crisi diplomatica senza precedenti
La comunità internazionale si mobilita. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, definisce l’attacco “una pericolosa escalation” e chiede che si torni alla diplomazia. La Cina condanna con fermezza l’azione americana, mentre la Russia denuncia un duro colpo al Trattato di non proliferazione nucleare. L’Unione Europea invita alla moderazione, con Ursula von der Leyen che esorta l’Iran a scegliere la via del negoziato.
Reazioni in Italia, allerta e misure di sicurezza
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato lo stato di massima allerta per gli obiettivi sensibili italiani, in particolare quelli connessi a Israele e Stati Uniti. Rafforzate le misure a Roma, soprattutto intorno alle ambasciate e ai luoghi di culto. Anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni segue da vicino l’evoluzione, con vertici convocati d’urgenza con i servizi di intelligence. Il ministro della Difesa Guido Crosetto avverte che “lo scenario è completamente cambiato”.
La posizione di Teheran, tra accuse e minacce
Il presidente iraniano Massoud Pezeshkian e il ministro degli Esteri Abbas Araghchi hanno parlato apertamente di “aggressione barbarica” e di “tradimento della diplomazia”. Teheran accusa gli Stati Uniti di aver agito come braccio armato di Israele, dopo l’evidente incapacità dell’esercito israeliano di colpire il sito di Fordow, protetto da novanta metri di roccia. “Gli Stati Uniti hanno superato la linea rossa”, afferma Araghchi, e promette una risposta “fino a quando sarà necessario”.
Netanyahu e Trump, la retorica della forza
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha lodato l’azione americana e parlato di “giornata storica”. In un videomessaggio ha affermato che “prima viene la forza, poi la pace”, ringraziando Trump per la decisione coraggiosa. L’alleanza tra Usa e Israele appare più salda che mai, mentre i timori di una guerra regionale aumentano.
Il mondo sull’orlo del baratro
Tra evacuazioni in Israele, missili che solcano i cieli del Medio Oriente e dichiarazioni infuocate, la guerra sembra ormai realtà. Eppure, voci come quella del Papa chiedono di fermare “la tragedia della guerra prima che sia troppo tardi”. Il rischio è che la spirale di violenza renda impossibile ogni mediazione. L’unica via d’uscita resta la diplomazia, ma il tempo stringe.
22 Giugno 2025
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