Non ero ancora nato l’11 giugno 1984, il giorno in cui Enrico Berlinguer è morto. Non ho potuto ascoltare le sue parole in diretta, non ho stretto la mano a chi l’ha votato o accompagnato in corteo nel giorno del suo funerale a Roma. Non ho vissuto quegli anni, non ho letto i giornali dell’epoca, non ho visto i suoi comizi in piazza. Eppure, ogni volta che sento la sua voce registrata, ogni volta che leggo un suo discorso, mi sembra di conoscerlo. Non per nostalgia, ma per bisogno. Perché oggi più che mai, ci manca qualcuno come lui.
Una voce che parlava al cuore della gente
Tu parlavi piano, Enrico, quasi con pudore. Non urlavi, non attaccavi gli avversari per raccogliere applausi. Eri fermo, a volte severo, ma mai arrogante. Non facevi promesse impossibili. Dicevi la verità, e lo facevi con onestà. Anche chi non condivideva le tue idee ti rispettava. Anche chi aveva paura del comunismo, di quello che rappresentavi, non riusciva a non riconoscere la tua limpidezza. Ecco perché, dopo 41 anni, non ti abbiamo dimenticato. Anzi, ci manchi più che mai.
La questione morale, prima che fosse moda
Oggi si parla molto di legalità, di trasparenza, di anticorruzione. Ma tu, Enrico, lo dicevi già allora. Con parole semplici, non da tecnocrate. Dicevi che i partiti dovevano tornare a essere strumenti della società e non macchine di potere. Che bisognava cambiare il modo di pensare la politica. E non lo dicevi per slogan: lo vivevi. Con una Fiat 131, senza scorta, con lo stipendio di parlamentare, con una sobrietà che oggi farebbe scandalo. Nessuno riusciva a trovarti un privilegio fuori posto.
Un’idea diversa di comunismo, libera e italiana
Il tuo comunismo non era quello delle bandiere imposte. Era il comunismo che cercava la libertà, la democrazia, il dialogo. Parlavi con i cattolici, con la Democrazia Cristiana, provavi a costruire un ponte nel mezzo della frattura. Il tuo “compromesso storico” era una scommessa di pace civile in un’Italia percorsa da odio e piombo. Ci credevi davvero. E ci credeva anche la gente. Non per ideologia, ma per fiducia in te.
Un funerale che sembrava un abbraccio nazionale
Non c’ero, ma mi basta guardare le immagini. Quelle piazze piene, silenziose, commosse. Quel milione di persone che ti ha salutato come si saluta un parente stretto. Era l’Italia che si riconosceva in te, anche senza tessere di partito. Un’Italia ferita, ma viva. Un’Italia che oggi si fatica a ritrovare. Hai fatto politica senza arricchirti, senza dividere, senza gridare. Hai fatto politica con la testa e con il cuore.
Berlinguer ti voglio bene, davvero
So che sembra una frase da film, ed effettivamente lo è. “Berlinguer ti voglio bene”, il titolo del film di Giuseppe Bertolucci con Roberto Benigni, dice tutto in quattro parole. È un atto d’amore collettivo. Un sentimento che ancora oggi attraversa le generazioni, anche quelle che non ti hanno mai visto dal vivo. Come la mia. Perché chi ha sete di verità e giustizia, prima o poi, arriva a te. E ti ascolta. E ti riconosce. E ti vuole bene.
11 Giugno 2025
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