Dai conflitti armati ai disastri ambientali, milioni di bambini nel mondo non possono più andare a scuola. E il futuro dell’istruzione globale diventa sempre più incerto.
Un autunno senza ritorno
Ogni anno l’autunno coincide con un nuovo inizio, almeno per chi può permetterselo. Milioni di bambini tornano tra i banchi, con zaini pieni di quaderni e sogni. Ma per altri milioni, questo inizio non arriva mai. Dall’Ucraina alla Striscia di Gaza, dall’Afghanistan al Sudan, il diritto all’istruzione viene cancellato dal fragore delle bombe o dalla fame.
Secondo i dati più recenti dell’Unesco, tra 250 e 270 milioni di bambini e adolescenti nel mondo non frequentano la scuola. Alla scuola primaria il 9-10% dei bambini, circa 65 milioni, non siede più tra i banchi. Nella fascia tra i 12 e i 14 anni la cifra sale a 60 milioni, mentre tra i 15 e i 17 anni si tocca la drammatica quota di 140 milioni di giovani esclusi dall’istruzione.
La generazione perduta di Gaza
“Generazione perduta”: così l’Onu ha definito i bambini di Gaza. Non hanno quaderni ma sacchi di plastica, non inseguono sogni ma vie di fuga. Secondo l’Unrwa, quasi 660.000 minori non possono andare a scuola.
Oltre il 90% delle strutture scolastiche è stato distrutto o danneggiato. I 432 edifici colpiti erano frequentati da quasi mezzo milione di studenti e oltre 17.000 insegnanti. In due decenni, nel mondo, si contano più di 14.000 attacchi contro le scuole: una media di due al giorno per vent’anni. Nel 2024 gli attacchi sono aumentati del 44% rispetto all’anno precedente. Gaza non è sola: in molte altre aree del pianeta il diritto all’istruzione è sotto assedio.
Dall’Ucraina al Sudan, l’istruzione cancellata
In Sudan, dove la guerra ha già provocato oltre 12 milioni di sfollati, più dell’80% dei bambini non frequenta la scuola. In Ucraina, dall’inizio del conflitto nel 2022, più di 1.700 scuole sono state danneggiate o distrutte.
Ad Haiti, dove la guerra tra bande dura da due anni, sono state distrutte quasi 300 scuole solo nel 2024. Secondo l’Unicef, un bambino su sette non va a scuola e un altro milione rischia di abbandonarla definitivamente.
Quando è il clima a chiudere le scuole
Non sono solo le guerre a negare il diritto all’istruzione. Anche la crisi climatica sta diventando una nuova forma di disuguaglianza. Secondo l’Unicef, nel 2024 almeno 242 milioni di studenti in 85 Paesi non hanno potuto frequentare le lezioni a causa di eventi climatici estremi.
Tra aprile e maggio le temperature hanno superato i 47 gradi nel sud-est asiatico, costringendo Bangladesh e Filippine a chiudere le scuole e la Cambogia ad accorciare le giornate scolastiche. In Afghanistan, le alluvioni di maggio hanno distrutto oltre 110 scuole.
Le chiusure prolungate aumentano il rischio che gli studenti non tornino più, spingendoli verso il lavoro minorile o i matrimoni precoci.
Afghanistan, l’educazione negata alle donne
Il ritorno dei talebani al potere nel 2021 ha riportato l’Afghanistan indietro di decenni. Le ragazze non possono più studiare oltre la sesta classe: entro il 2025 più di due milioni di giovani donne saranno escluse dall’istruzione.
L’oscuramento totale di internet ha reso tutto peggiore. “Fino a nuovo avviso” – così dicono i talebani – il Paese è tagliato fuori dal mondo. Le donne, che grazie alla rete riuscivano a seguire corsi online, sono oggi imprigionate dentro confini che non possono più superare nemmeno virtualmente.
Un futuro sempre più fragile
Secondo un recente rapporto Unicef, i tagli ai finanziamenti globali all’istruzione potrebbero lasciare fuori dalla scuola altri 6 milioni di bambini entro il 2026. Gli aiuti pubblici internazionali diminuiranno di 3,2 miliardi di dollari: un calo del 24% rispetto al 2023.
In Africa occidentale e centrale saranno quasi 2 milioni i bambini privati dell’istruzione, mentre il Medio Oriente e il Nord Africa rischiano un aumento di 1,4 milioni di minori non scolarizzati.
Senza scuola, senza futuro
Andare a scuola non significa solo imparare a leggere e scrivere. Per milioni di bambini è l’unico modo per sfuggire allo sfruttamento e alla violenza. Ad Haiti, la metà dei membri dei gruppi armati è composta da minori, molti dei quali hanno meno di dieci anni.
Senza istruzione vengono meno anche i bisogni primari: un pasto sicuro, un adulto di riferimento, un bagno pulito.
Eppure, le iniziative locali e le organizzazioni che promuovono progetti educativi dimostrano che qualcosa si può fare. Ogni scuola riaperta, ogni bambino riportato in classe, è una vittoria contro l’indifferenza. Perché il futuro non può essere costruito sulle macerie dell’ignoranza.
08 Ottobre 2025
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