L’umanità ha sempre cercato di esternalizzare funzioni biologiche per migliorare la propria efficienza e qualità della vita. La scoperta del fuoco ha permesso di semplificare la digestione, liberando tempo prezioso per altre attività. L’uso delle macchine ha ridotto la necessità di sforzo fisico, consentendo di superare limiti biologici e di creare nuovi strumenti per soddisfare bisogni sempre più complessi. Oggi, con l’intelligenza artificiale, si sta compiendo un ulteriore passo: anche il pensiero sta diventando un’attività delegabile alle macchine, con impatti significativi in molteplici settori. Tuttavia, questo avanzamento porta con sé costi nascosti in termini di consumo energetico e impatto ambientale, ancora difficili da quantificare completamente.
Il pensiero artificiale, una nuova frontiera
L’intelligenza artificiale non si limita più al semplice calcolo matematico, ma si estende anche alla creatività e alla strategia. I sistemi più avanzati possono superare esami specialistici, redigere testi, comporre musica e persino competere in giochi di strategia. I modelli come GPT, sviluppati dal 2017, sono diventati capaci di generare testi articolati e rispondere a domande con un livello di coerenza sorprendente. Tuttavia, il loro sviluppo richiede una potenza di calcolo colossale, con un consumo energetico paragonabile a quello di piccole città. Il processo di apprendimento di un’IA è infatti intensivo e comporta l’utilizzo di immense risorse computazionali, a cui si sommano i costi operativi per mantenerla attiva ed efficiente.
L’energia dietro l’intelligenza artificiale
L’addestramento di un modello di intelligenza artificiale può consumare centinaia di megawattora, energia sufficiente per alimentare una città per settimane. Durante la fase di inferenza, ovvero quando l’IA viene utilizzata per generare risposte o contenuti, il consumo si riduce, ma resta comunque elevato. La gestione di milioni di operazioni al giorno richiede un continuo accesso a CPU e GPU ad alte prestazioni, aumentando esponenzialmente il fabbisogno energetico globale. Con la crescente adozione dell’IA in sempre più ambiti, il consumo è destinato a crescere in modo incontrollato, ponendo interrogativi sul suo impatto a lungo termine.
Un’innovazione ad alto costo ambientale
Nonostante l’IA venga spesso percepita come una tecnologia "immateriale", la realtà è ben diversa. Il cervello umano consuma appena 0,4 kWh al giorno per un numero incalcolabile di decisioni, mentre un modello di IA può richiedere fino a 100.000 volte più energia nella fase di apprendimento e tra 10 e 100 volte di più in fase operativa. Secondo la IEA, i data center globali consumano ogni anno circa 460 TWh di energia, equivalenti al fabbisogno elettrico di un intero paese come la Germania. Questa cifra potrebbe raddoppiare nei prossimi anni, trainata dall’espansione dell’intelligenza artificiale.
Un consumo insostenibile di acqua ed energia
L’uso massivo di IA non si riflette solo nel consumo energetico, ma anche nell’impronta idrica. Il raffreddamento dei data center richiede miliardi di litri d’acqua ogni anno, una risorsa destinata a diventare sempre più critica con il diffondersi della tecnologia. La necessità di mantenere i sistemi a temperature ottimali comporta ulteriori costi ambientali, rendendo l’IA una tecnologia tutt’altro che sostenibile. L’idea che il digitale sia automaticamente eco-friendly è dunque un’illusione: il suo impatto ambientale è paragonabile a quello del trasporto aereo e continuerà ad aumentare con l’espansione delle infrastrutture informatiche.
Il futuro dell’umanità tra cervelli biologici e artificiali
Con una popolazione mondiale destinata a raggiungere i 10 miliardi entro la metà del secolo, la sfida dell’energia e delle risorse diventa sempre più pressante. Oltre ai cervelli biologici, si aggiungeranno milioni di intelligenze artificiali sempre più avanzate, capaci di svolgere mansioni complesse come negoziare, scrivere, analizzare e persino simulare emozioni umane. Se da un lato la tecnologia promette di semplificare la vita, dall’altro impone una riflessione urgente sulla sostenibilità di questo modello. Il bilancio energetico dovrà necessariamente essere ricalibrato per far fronte a un ecosistema digitale in continua espansione, che rischia di trasformarsi in un insaziabile consumatore di risorse globali.
24 Febbraio 2025
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