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Prevenire il suicidio in Italia, l’impegno di Telefono Amico

Giovani, adulti e anziani colpiti dal fenomeno suicidario, cresce l’allarme e si chiede un numero di emergenza attivo 24 ore

Prevenire il suicidio in Italia, l’impegno di Telefono Amico

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Dallo stigma sociale alla prevenzione, il ruolo di Telefono Amico e della scienza per affrontare un tema ancora tabù

Nel 2024 oltre 6.700 persone hanno contattato Telefono Amico Italia perché sopraffatte dal pensiero del suicidio. Nei primi sei mesi del 2025, le richieste hanno già superato quota 3.000, segnalando un trend che rischia di replicare i dati drammatici dell’anno precedente. Ogni giorno, in Italia, dieci persone decidono di togliersi la vita: una realtà che pesa per più di 300 vittime al mese.

Un quadro statistico allarmante

Secondo l’Istat, il tasso di suicidi nel nostro Paese ha raggiunto 0,40 casi ogni 10mila abitanti, il valore più alto dal 2015. Nel 2022 i decessi per suicidio sono stati 3.934, con un aumento in quasi tutte le fasce di età rispetto agli anni precedenti. Colpisce in particolare la crescita tra i giovani: 552 suicidi nella fascia 15-34 anni, con un incremento del 16% nel biennio 2020-2021.

La mancanza di un piano nazionale

Nonostante la gravità del fenomeno, l’Italia non dispone ancora di un piano organico di prevenzione né di un sistema di monitoraggio in tempo reale. Da qui nasce l’appello di Telefono Amico: istituire un numero di pubblica utilità attivo 24 ore su 24, avviare un Piano Nazionale che coinvolga scuola, sanità, lavoro e forze dell’ordine, e costruire campagne informative capaci di rompere lo stigma che circonda il tema.

Il valore dell’ascolto e della rete sociale

“Vogliamo rompere lo stigma sociale sul suicidio”, spiega Cristina Rigon, presidente di Telefono Amico Italia. L’organizzazione, sostenuta dal lavoro di 600 volontari, garantisce oggi 14 ore di ascolto telefonico al giorno, ma non basta. Le richieste crescono e l’associazione chiede supporto alle istituzioni per ampliare i servizi e raggiungere chi si trova in una condizione di sofferenza silenziosa.

La voce della scienza

Per gli esperti, prevenire è possibile. Maurizio Pompili, docente di Psichiatria alla Sapienza di Roma, sottolinea che chi pensa al suicidio non desidera morire, ma porre fine a un dolore mentale insopportabile. Per questo, riconoscere la sofferenza e offrirvi sollievo diventa il primo passo per salvare vite. Helpline, centri di salute mentale e operatori specializzati giocano un ruolo decisivo nel ricostruire un legame con la vita.

Tre livelli di prevenzione

La prevenzione si muove su tre piani: la primaria, che punta a sensibilizzare la collettività; la secondaria, rivolta ai gruppi più esposti; e la terziaria, dedicata a chi ha già vissuto esperienze suicidarie. Ognuno di questi livelli richiede strumenti e interlocutori specifici, ma tutti hanno lo stesso obiettivo: ridurre il numero di vite spezzate e restituire dignità al tema.

Sensibilizzare per cambiare

Formazione e consapevolezza sono gli strumenti più potenti per invertire questa tendenza. Rendere gli operatori sanitari, le scuole, i luoghi di lavoro e la società intera più attenti al rischio suicidario significa agire concretamente per salvare vite. Perché chi vive una crisi sappia che non è solo e che chiedere aiuto è possibile.

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10 Settembre 2025
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