Tra conflitti, carestie e ingiustizie, il richiamo alla coscienza globale: la fame non può essere una strategia di guerra.
La fame come strumento di guerra
Negli attuali scenari di conflitto, la fame è tornata a essere un’arma di distruzione di massa silenziosa. Nel suo intervento alla Fao, Papa Francesco ha denunciato con fermezza “la rinascita dell’uso del cibo come arma di guerra”. Il Pontefice ha ricordato che questa pratica condanna intere popolazioni a morire di fame, negando loro il diritto più elementare, quello alla vita. Un’accusa diretta contro chi, nei conflitti moderni, sceglie di affamare civili come mezzo di pressione politica e militare.
Il Papa ha inoltre richiamato l’attenzione sulla distanza crescente tra le norme del diritto internazionale umanitario e la loro applicazione concreta. “Il consenso espresso dagli Stati che considera la fame deliberata un crimine di guerra sembra sempre più lontano”, ha sottolineato. Eppure, come ricordato dal Pontefice, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva già condannato all’unanimità l’uso della fame come metodo di guerra, riconoscendo il nesso tra conflitti armati e insicurezza alimentare.
Mattarella, il paradosso di un mondo con più conoscenze ma meno giustizia
Presente alla cerimonia anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha parlato con toni di grande preoccupazione del ritorno di carestie e squilibri globali. “Assistiamo a nuovi scenari di carestia, a inaccettabili sperequazioni e a un regresso di quel sistema multilaterale, unico paradigma in grado di dare vere risposte a questi bisogni”.
Mattarella ha evidenziato l’importanza delle istituzioni internazionali impegnate nella lotta all’insicurezza alimentare, sottolineando il valore del ‘Museo e Rete per l’Alimentazione’ come simbolo di una storia condivisa che collega sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale. Tuttavia, ha ammonito, il cammino verso gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite rimane in gran parte incompiuto.
Il Presidente ha definito la situazione attuale un “triste paradosso”: mentre il mondo dispone di conoscenze e tecnologie mai avute prima, cresce la fame e si indebolisce il sistema multilaterale. Una regressione che appare incomprensibile e inaccettabile.
Il ruolo dell’informazione e della consapevolezza
Per Mattarella, la chiave del cambiamento risiede nella conoscenza. “I cittadini devono essere informati, la conoscenza rimane il primo motore per stimolare un maggiore impegno”. Solo la consapevolezza può generare un movimento collettivo in grado di spingere governi e istituzioni ad agire. E questo impegno deve partire soprattutto dai giovani, chiamati a costruire un futuro più equo e sostenibile.
L’appello di Tajani per Gaza
Durante la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha richiamato l’attenzione sulla crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza. “Non possiamo non fare il possibile per alleviare le sofferenze dei gazawi”, ha dichiarato, ricordando che centinaia di migliaia di persone soffrono la fame.
Il ministro ha annunciato l’invio di 100 tonnellate di aiuti alimentari, il più grande intervento italiano dall’inizio della crisi. Un gesto concreto per affrontare un dramma che, senza un’azione immediata, continuerà a mietere vittime.
Un mondo che dimentica le sue promesse
Il richiamo congiunto di Papa Francesco, Mattarella e Tajani mette in luce una verità scomoda: la fame è ancora oggi uno strumento di potere e controllo. Le guerre moderne non si combattono solo con le armi, ma anche con l’accesso a beni primari come acqua e cibo.
Eppure, la fame non è una calamità naturale, ma una scelta politica. L’umanità dispone di risorse sufficienti per nutrire tutti, ma le logiche di guerra e profitto continuano a prevalere. Riconoscere la fame come crimine di guerra non è solo una questione giuridica, ma morale: è una sfida alla coscienza collettiva, affinché il diritto alla vita torni a essere inviolabile.
Un nuovo patto per la dignità umana
In un mondo attraversato da conflitti e crisi ambientali, le parole pronunciate alla Fao risuonano come un invito urgente a ritrovare il senso di responsabilità globale. L’alimentazione non è un privilegio, ma un diritto. Ripartire dalla solidarietà, dalla cooperazione e dal rispetto per la vita è l’unico modo per garantire un futuro condiviso, in cui nessuno debba più morire di fame per colpa della guerra.
17 Ottobre 2025
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