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Il ritratto dell’Italia nel 2025, tra ripresa economica e fragilità sociali

Occupazione stabile, ma divari territoriali e sanitari preoccupano, mentre l’Italia invecchia e i giovani emigrano.

Il ritratto dell’Italia nel 2025, tra ripresa economica e fragilità sociali

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Dal Pil all’energia green, dai cervelli in fuga alla crisi della sanità, ecco come cambia l’Italia nel 2025.

L’Italia del 2025 si presenta come un Paese in trasformazione, resiliente sul piano economico ma ancora segnato da squilibri strutturali. A tracciare questa immagine è il nuovo Rapporto annuale dell’Istat, che evidenzia progressi importanti ma anche criticità persistenti, soprattutto in ambito sociale, lavorativo e territoriale. Crescono occupazione e fiducia nei mercati, ma restano profonde le diseguaglianze tra Nord e Sud, tra uomini e donne, tra generazioni e territori.

Crescita moderata ma sopra la media tedesca

Nel 2024, il Prodotto Interno Lordo italiano è cresciuto dello 0,7%, un risultato non entusiasmante ma positivo nel contesto europeo. L’Italia ha fatto meglio della Germania, che per il secondo anno consecutivo ha chiuso con una contrazione del Pil (-0,2%). Nonostante le tensioni internazionali, il nostro sistema economico ha mostrato una certa solidità, sostenuto anche dal contenimento dell’inflazione, scesa all’1,1%, una delle più basse nell’Unione Europea.

Un mercato del lavoro più dinamico, ma ancora in ritardo

La nota più positiva arriva dal fronte occupazionale: nel 2024 si sono contati 23,9 milioni di occupati, con un aumento dell’1,5% rispetto all’anno precedente. La crescita ha riguardato in particolare i contratti stabili. Anche il potere d’acquisto dei salari ha mostrato un recupero parziale, ma il tasso di occupazione resta al di sotto della media europea, e la carenza di capitale umano qualificato continua a pesare sulla capacità del Paese di adottare tecnologie digitali avanzate.

La sostenibilità ambientale corre, ma non abbastanza

Tra il 2005 e il 2024 l’Italia ha triplicato la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, con il fotovoltaico in prima linea. Tuttavia, il confronto con i big d’Europa evidenzia un ritardo da colmare. In parallelo, la riduzione degli oneri legati al Superbonus ha contribuito a un miglioramento significativo del bilancio pubblico. L’indebitamento netto è sceso dal 7,2% al 3,4% del Pil, mentre il saldo primario è tornato positivo per la prima volta dal 2019.

Tra invecchiamento e nuove fragilità sociali

La popolazione residente è scesa a 58 milioni e 934mila persone, con un calo strutturale iniziato nel 2014. Nel 2024, i decessi (651mila) hanno superato nettamente le nascite (370mila), portando a un saldo naturale negativo. La crescita della speranza di vita – ora a 81,4 anni per gli uomini e 85,5 per le donne – non compensa il calo demografico. La procreazione medicalmente assistita è in aumento: tra il 2005 e il 2022, il numero di trattamenti è cresciuto del 72,6%, con un raddoppio del tasso di successo.

Più immigrazione, ma anche meno salute accessibile

La dinamica migratoria resta positiva (+244mila unità), ma l’accesso alle cure mediche mostra segnali allarmanti: quasi 1 italiano su 10 ha rinunciato nel 2024 a visite o esami specialistici, soprattutto per liste d’attesa troppo lunghe o per costi insostenibili. Si tratta di un trend in peggioramento rispetto sia al 2023 sia all’era pre-pandemica. La crisi del sistema sanitario non è solo questione di numeri, ma di qualità della vita e di fiducia nelle istituzioni.

Istruzione, un ritardo che pesa sul futuro

Nel campo dell’istruzione, l’Italia resta indietro. Solo il 65,5% degli adulti tra 25 e 64 anni ha un diploma di scuola superiore, ben lontano dalla media europea del 79,8%. I laureati sono appena il 21,6%, contro il 35,1% della media Ue, con Paesi come Francia e Spagna che mostrano percentuali doppie. A questo si somma il fenomeno crescente dell’espatrio di giovani laureati: nel 2023 sono stati 21mila, con un aumento del 21,2% rispetto all’anno precedente. I rientri? Appena 6mila.

La famiglia italiana cambia volto

I matrimoni sono sempre meno, mentre crescono le unioni libere (oltre 1,7 milioni) e le famiglie ricostituite (840mila). Quasi una famiglia su dieci rientra in queste nuove forme di convivenza. I giovani, anche per motivi economici e culturali, tendono a posticipare o evitare il matrimonio. Il modello tradizionale familiare lascia spazio a strutture più fluide, specchio di una società che cambia e che cerca nuovi equilibri.


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21 Maggio 2025
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