Ogni giorno i media puntano i riflettori su Gaza, sull’Ucraina, sulle tragedie più visibili. Ma dietro ai titoli esistono conflitti lontani dagli schermi, dove migliaia — a volte milioni — di vite vengono spezzate nell’indifferenza. In queste “guerre dimenticate” si consumano sofferenze che pochi ricordano, mentre interi popoli restano intrappolati in un eterno presente di violenza.
Il concetto di “guerre dimenticate”
Non si tratta solo di conflitti “minori” o “periferici”. Spesso sono guerre che durano da decenni, con dinamiche complesse, interessi economici e geopolitici intrecciati e pochissima visibilità sui media internazionali. Il fatto che non se ne parli non significa che la sofferenza si arresti. Anzi, l’assenza di attenzione pubblica contribuisce all’impunità di chi li perpetua.
Yemen, la guerra più trascurata al mondo
La guerra in Yemen, iniziata nel 2014, è considerata una delle crisi umanitarie più gravi e ignorate. Secondo le Nazioni Unite, il conflitto ha causato oltre 233.000 morti, di cui la maggior parte per cause indirette come fame, malattie e collasso dei servizi sanitari.
“La popolazione yemenita è vittima di una delle peggiori catastrofi umanitarie della nostra epoca”, ha dichiarato l’UNICEF, che stima più di 11.000 bambini uccisi o feriti dall’inizio della guerra.
Nonostante la portata della tragedia, il conflitto raramente ottiene spazio nei notiziari occidentali.
Etiopia e il dramma del Tigray
Nel Tigray, regione dell’Etiopia, dal 2020 si è consumata una guerra brutale che ha provocato la morte di oltre 350.000 persone, secondo stime indipendenti. Fame, violenze sessuali e massacri di civili hanno devastato l’area, costringendo milioni di persone alla fuga.
Le immagini dei villaggi distrutti e delle madri senza più figli non hanno mai raggiunto l’attenzione globale che meritavano, restando un grido silenzioso nel deserto dell’informazione.
Sudan, la crisi dimenticata dell’Africa
Dal 2023 il Sudan è precipitato in una nuova guerra civile tra l’esercito regolare e le Forze di Supporto Rapido (RSF).
Le stime parlano di oltre 150.000 morti e quasi 9 milioni di sfollati. In molte regioni del Darfur la carestia è ormai realtà: il livello di emergenza è stato classificato nella “fase 5” — la più alta della scala internazionale della fame.
La popolazione civile vive sotto i bombardamenti, tra fame e malattie, mentre il mondo resta distratto.
Repubblica Democratica del Congo, la guerra infinita
In Congo si combatte da oltre vent’anni. Nella sola area orientale, tra le province del Kivu e dell’Ituri, agiscono decine di gruppi armati.
Dal 1998, i conflitti nella regione hanno causato più di 5,4 milioni di morti, secondo i dati del Peace Research Institute di Oslo. Oggi le violenze continuano: villaggi incendiati, violenze sessuali usate come arma e milioni di profughi interni.
È una guerra che non finisce mai, e che quasi nessuno racconta.
Myanmar e Siria, le ferite che non si chiudono
In Myanmar, dal colpo di stato del 2021, il regime militare ha represso nel sangue le proteste civili, causando più di 50.000 vittime.
In Siria, dopo oltre dieci anni di guerra, le Nazioni Unite stimano più di 500.000 morti e milioni di rifugiati. La guerra non è finita: continua in modo frammentato, tra raid, sanzioni e disperazione.
I numeri globali del silenzio
Secondo Our World in Data, ogni anno muoiono in media 80.000 persone a causa di conflitti armati. Dall’inizio del secolo, le guerre civili e regionali hanno provocato più di 3 milioni di morti.
Oggi, mentre il mondo segue con attenzione Ucraina e Palestina, in oltre 30 Paesi si combatte quotidianamente, spesso lontano da telecamere e microfoni.
Conclusione
Le “guerre dimenticate” non finiscono nei telegiornali, ma continuano ogni giorno. Yemen, Sudan, Etiopia, Congo, Myanmar, Siria: popoli interi che pagano il prezzo dell’indifferenza globale.
Ricordarle non basta, ma è il primo passo per non renderci complici del silenzio.
04 Ottobre 2025
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