Dopo oltre due anni di attesa e dolore, la notizia che il mondo intero sperava di ascoltare è finalmente arrivata: Hamas ha rilasciato i 20 ostaggi israeliani ancora in vita. La liberazione, avvenuta in due fasi, ha segnato la fine di un incubo per decine di famiglie e l’inizio di un fragile cammino di pace. Nella Piazza degli ostaggi di Tel Aviv, gremita di persone fin dalla notte, un lungo applauso ha accolto la notizia della prima liberazione, trasformando l’attesa in commozione collettiva.
Il ruolo di Trump e il nuovo accordo di pace
A bordo dell’Air Force One, in viaggio verso Israele, Donald Trump ha seguito in diretta lo streaming del rilascio. “La storia si sta scrivendo ora”, ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, condividendo le immagini del presidente mentre osservava gli eventi. Atterrato a Tel Aviv poco dopo, Trump ha definito l’accordo “la cosa più importante che abbia mai fatto”, convinto che il cessate il fuoco reggerà. Dopo l’incontro con i sopravvissuti del pogrom del 7 ottobre, il presidente americano è atteso in Egitto per la firma ufficiale dell’intesa.
Un’Europa pronta a sostenere Gaza
Anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha espresso il suo sostegno al piano di pace. In un messaggio pubblicato su X, ha scritto che l’Unione Europea è “pronta a contribuire con tutti gli strumenti a disposizione”, fornendo fondi per la ricostruzione di Gaza e per la riforma dell’Autorità Nazionale Palestinese. Von der Leyen ha definito l’accordo “una pietra miliare” e il rilascio degli ostaggi “un momento di sollievo per il mondo intero”.
Le prime ore dopo la liberazione
Le squadre della Croce Rossa hanno condotto le operazioni con precisione e riservatezza. I sette ostaggi liberati nella prima fase — tra cui Eitan Mor, Alon Ohel, Ziv e Gali Berman, Omri Miran, Guy Gilboa-Dalal e Matan Angrest — sono stati presi in carico dall’Idf e portati in Israele per ricevere assistenza medica. Le famiglie, informate in tempo reale, hanno potuto parlare con i loro cari al telefono, mentre il presidente israeliano Isaac Herzog ha definito l’alba di oggi “una mattina di grande speranza”.
Le reazioni internazionali
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha parlato di “una luce di speranza dopo due anni di orrori”, sottolineando l’importanza di consolidare la pace attraverso la cooperazione tra Europa e mondo arabo. Ha ricordato come l’Italia sosterrà il progetto “due popoli, due Stati”, affinché la convivenza pacifica non resti solo uno slogan. Dall’altra parte, Hamas ha dichiarato il proprio impegno a rispettare l’accordo “a condizione che Israele faccia lo stesso”.
Una giornata che resterà nella storia
La lunga notte si è trasformata in un nuovo inizio per Israele e Gaza. Le immagini delle famiglie riunite, i pianti, gli abbracci, e la piazza che applaudiva resteranno impresse come simbolo di un momento raro nella storia del Medio Oriente. “Inizia il percorso di guarigione”, ha detto Benyamin Netanyahu, mentre i convogli umanitari partivano da Rafah portando cibo, carburante e medicinali. È la più grande spedizione umanitaria egiziana mai organizzata.
Per la prima volta da anni, la parola pace torna a risuonare senza ironia, con la consapevolezza che ogni gesto — dal rilascio di un ostaggio a un camion di aiuti — è un piccolo passo verso la ricostruzione.
13 Ottobre 2025
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