Cinquanta anni sono passati, ma il massacro del Circeo resta una delle pagine più buie della storia italiana. Un crimine che ha segnato l’opinione pubblica e che, purtroppo, continua a parlare al presente, collegandosi alla lunga scia di femminicidi che ancora oggi devastano il nostro Paese.
Una tragedia che sconvolse l’Italia
Era la notte tra il 29 e il 30 settembre 1975 quando Rosaria Lopez, 17 anni, e Donatella Colasanti, 19 anni, furono invitate in una villa al Circeo da tre giovani della Roma “bene”: Angelo Izzo, Andrea Ghira e Giovanni Guido. Le due ragazze si fidavano, ma quello che sembrava un incontro tra conoscenti si trasformò in un incubo. Per un giorno e mezzo furono violentate, picchiate e torturate. Rosaria morì affogata nella vasca da bagno, mentre Donatella riuscì a salvarsi fingendosi morta.
Il ritrovamento e lo choc mediatico
I corpi furono caricati nel bagagliaio di un’auto, ma quando gli assassini si allontanarono, Donatella trovò la forza di farsi sentire. La polizia arrivò e la scena fu documentata da fotografie che rimbalzarono su tutti i giornali: una ragazza morta e l’altra, massacrata ma viva, che rappresentava il volto crudele della violenza maschile. L’Italia rimase attonita, incapace di credere a tanta ferocia.
Un processo simbolo
Il processo divenne un caso nazionale. I tre giovani appartenevano a famiglie benestanti, vicine a ideologie di estrema destra, e due di loro avevano già precedenti penali. Furono condannati all’ergastolo, ma la giustizia prese strade diverse per ciascuno. Guido ottenne uno sconto di pena e dal 2009 tornò libero dopo aver risarcito le famiglie delle vittime. Izzo, invece, si trasformò in un ambiguo pentito, salvo poi tornare a uccidere: nel 2005 massacrò la moglie e la figlia di un boss della Sacra Corona Unita. Ghira rimase latitante, protetto – secondo molti – da conoscenze influenti, fino alla presunta morte per overdose nel 1994 in Spagna.
La voce di Donatella Colasanti
Donatella sopravvisse al massacro ma portò sempre con sé il peso di quell’orrore. Morì di cancro nel 2005, a soli 47 anni. La sua testimonianza rimase un faro per denunciare la violenza maschile, trasformandola in simbolo di resistenza e denuncia.
Un filo rosso che arriva a oggi
Il massacro del Circeo non è soltanto una vicenda del passato: rappresenta un monito. Ogni volta che una donna viene uccisa, ogni volta che un femminicidio scuote le cronache, si riapre quella ferita. La memoria di Rosaria e Donatella richiama tutti alla responsabilità di non voltarsi dall’altra parte.
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30 Settembre 2025
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