A soli diciannove anni la vita di Arianna, una ragazza di Foggia, è stata stravolta da un’ondata di odio e violenza online. Una sua immagine è stata manipolata per creare una foto falsa a sfondo sessuale, accompagnata da inviti osceni e dalla diffusione dei suoi dati personali. Indirizzo, numero di telefono e persino frasi esplicite hanno iniziato a comparire non solo sui social, ma anche sui muri della città.
Dal primo fotomontaggio all’escalation della violenza
Tutto è iniziato a maggio, quando Arianna ha scoperto circolare una foto manipolata che mostrava il suo volto su un corpo nudo. Inizialmente si è rivolta alla polizia, che ha avviato un’indagine. Con il passare dei mesi, però, la situazione è peggiorata: le immagini sono state rilanciate con testi sempre più volgari e la pubblicazione dei suoi dati sensibili ha reso la minaccia ancora più concreta.
La vita stravolta dalla paura
Nel suo video di denuncia, la giovane racconta il dolore quotidiano che è costretta a vivere: “Ho smesso di dormire bene, di uscire tranquilla. Vivo con la paura che qualcuno possa davvero cercarmi credendo che quelle immagini siano reali”. Le sue parole rivelano il peso psicologico del cybercrime e la difficoltà di sentirsi al sicuro anche nella propria casa.
Un appello a fermare la catena dell’odio
Arianna chiede a chiunque incontri quelle immagini, in strada o sui social, di non condividerle ulteriormente. L’obiettivo è spezzare la spirale di violenza che alimenta umiliazioni e minacce. Una richiesta semplice, ma che evidenzia quanto la responsabilità collettiva giochi un ruolo chiave nella lotta contro il revenge porn.
La politica accende i riflettori sul caso
La vicenda è arrivata anche nelle sedi istituzionali. La senatrice Annamaria Fallucchi, membro della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, ha espresso attenzione al caso. Il suo intervento sottolinea come episodi di questo tipo non siano solo questioni private, ma emergenze sociali che richiedono risposte concrete.
Il revenge porn come emergenza sociale
Il caso di Foggia non è isolato: il fenomeno del revenge porn e della diffusione di immagini intime false o rubate è in crescita. Colpisce soprattutto donne e ragazze giovani, lasciandole spesso sole davanti a un’aggressione che non si limita al mondo digitale. Affrontarlo significa unire giustizia, educazione digitale e sostegno psicologico.
13 Settembre 2025
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