Ottenere milioni di visualizzazioni, like e condivisioni non è più una questione di fortuna o di colpo di genio improvvisato. L’epoca in cui bastava un video divertente per spopolare sui social sembra ormai superata. Oggi i contenuti che circolano di più spesso lo fanno per motivi controversi: polemiche, indignazione, errori clamorosi. Solo una piccola percentuale riesce davvero a conquistare la rete per le ragioni giuste.
Un nuovo approccio alla viralità
Secondo David Dubois, docente dell’istituto di ricerca e business school Insead, la viralità non è un’arte casuale ma un processo che si può progettare. Per questo ha elaborato il modello Spread, pubblicato su Harvard Business Review, che propone sei leve capaci di guidare creativi e brand nella realizzazione di contenuti pensati per essere condivisi. L’idea alla base è semplice: se si vuole che un contenuto “viaggi”, deve valere la pena di trasmetterlo.
Le sei dimensioni del modello Spread
Spread è l’acronimo di Sensitive, Provocative, Replicable, Emotional, Ambiguous, Distributive. Ognuna di queste parole rappresenta una leva di progettazione: sensibilità sociale, provocazione intelligente, facilità di replica, capacità emotiva, ambiguità costruttiva e distribuzione multipiattaforma. Applicate insieme, possono trasformare un contenuto da ordinario a virale senza cadere nella trappola dell’effimero.
Esempi concreti di successo e di fallimento
Le campagne recenti mostrano bene il potenziale del metodo. Dove con Cost of Beauty ha puntato sull’empatia e sull’identità, mentre il gufo di Duolingo ha fatto sorridere ma anche riflettere. Al contrario, lo spot Crush di Apple ha dimostrato come una provocazione mal gestita possa ritorcersi contro il brand. La lezione è chiara: sorprendere sì, ma senza perdere di vista valori e contesto.
L’importanza della replicabilità e della distribuzione
Sfide, meme e remix funzionano quando sono semplici da imitare e invogliano a partecipare. Heinz con il contest “disegna il ketchup” ha generato migliaia di contributi spontanei. Allo stesso tempo, la viralità non deve fermarsi a un’unica piattaforma: la campagna Barbie, diffusa tra TikTok, Instagram e oltre, ha dimostrato che il contenuto davvero forte sa adattarsi a linguaggi e formati diversi.
Il ruolo delle emozioni e del linguaggio
Una ricerca del Keller Center for Research della Baylor University (dicembre 2024) ha confermato che le emozioni intense – gioia, ansia, attesa – aumentano il tempo di attenzione sui contenuti digitali. Ma la forza emotiva funziona solo se abbinata a un linguaggio chiaro e accessibile. In altre parole, non basta colpire al cuore: serve parlare in modo diretto alla mente di chi legge o guarda.
Dalla creatività alla strategia
Dubois non promette una formula infallibile, ma un quadro di riferimento utile per ridurre errori e aumentare le possibilità di risonanza. Nell’ecosistema digitale attuale ogni brand è anche un media, e progettare contenuti che si diffondano nel modo giusto non è più un optional: è una strategia imprescindibile per restare visibili e competitivi.
09 Settembre 2025
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