blozine l'editoriale dalla B alla Z

Torna a precedente

Un network della pace, la voce di Kim Aris per la libertà del popolo birmano

Kim Aris propone un network della pace per unire voci e azioni verso la libertà del popolo birmano e la giustizia globale

Un network della pace, la voce di Kim Aris per la libertà del popolo birmano

Condividi

Il figlio di Aung San Suu Kyi lancia un messaggio universale, il mondo non resti indifferente davanti al dolore del Myanmar

La pace non nasce dai palazzi del potere, ma dalle persone. È questo il messaggio che Kim Aris, figlio della Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, ha voluto portare al Festival della Missione di Torino. La sua proposta è chiara: creare un “network della pace”, una rete di donne e uomini che, superando la lentezza e la debolezza degli organismi internazionali, si uniscano per costruire strade concrete di pace.

Una rete di persone per cambiare il mondo

Secondo Aris, serve una rete di testimoni e cittadini attivi, capace di unire figure come la nuova Nobel per la Pace venezuelana Maria Corina Machado, la stessa madre Aung San Suu Kyi e altre voci autorevoli nel mondo. Un’azione collettiva, nata dal basso, che possa ridare forza alla diplomazia della coscienza. “Può essere un passo importante per organizzare e costruire in tutti i modi possibili strade di pace”, ha dichiarato.

Un appello alla cooperazione e alla libertà

Per Kim Aris, la vera sfida non è politica ma umana: cooperare per la libertà e la pace. “Le persone vogliono davvero un mondo migliore”, ha detto, “forse siamo divisi da chi vuole dividerci, ma in realtà non siamo così diversi. La diversità è una ricchezza, e dobbiamo avere la volontà di collaborare per un futuro libero e pacifico”.

La madre prigioniera e il silenzio del mondo

Dietro la determinazione di Aris si nasconde una profonda preoccupazione per la salute della madre, detenuta dalla giunta militare del Myanmar dal 2021. “Le negano l’assistenza medica di cui ha bisogno. Chiedo solo di poterle parlare, ma mi ignorano”, ha raccontato. Nonostante il dolore, non smette di lottare: “Sono qui per lei e per il popolo birmano che continua a combattere per la libertà”.

La crisi in Myanmar, un conflitto dimenticato

Il Myanmar vive una crisi profonda e silenziosa: repressione militare, resistenza civile, economia al collasso e violazioni sistematiche dei diritti umani. Le elezioni promesse dalla giunta appaiono solo una farsa, mentre la violenza contro i civili continua. “Solo pochi giorni fa,” racconta Aris, “i militari hanno bombardato una festa religiosa, uccidendo 40 persone. Bombardano perché possono, e il mondo distoglie lo sguardo.”

Il popolo birmano non si arrende

Nonostante tutto, la resistenza del popolo birmano non si spegne. “Mia madre ha vinto due elezioni, nel 2015 e nel 2020, ma i militari hanno rubato la libertà del popolo. Eppure la Birmania continua a dire no. Il popolo non si fermerà finché non sarà libero”, ha concluso Aris con fermezza.

In un mondo che sembra spesso disinteressarsi dei conflitti lontani, la sua voce ricorda che la pace non è un dono, ma una responsabilità collettiva.


Condividi

13 Ottobre 2025
© team icoe, editoriale blozine
https://www.blozine.it/home.do?dettagli=un-network-della-pace&key=1760357523

l'editoriale, dalla B alla Z

blozine editoriale no-profit della

icoe, centro studi su innovazione, comunicazione ed etica.
Centro studi su innovazione, comunicazione ed etica.
www.icoe.it


Copywriters
Francesca S., Matteo R., Laura A., Antonella B., Giorgio F., Anna C., Miriam M., Stefano G., Adele P. e Francesca N.
Chi siamo

Facebook blozine
iscriviti sulla nostra pagina Facebook e non perderai nessuna notizia!

AAA cercasi sponsor


Precedente

qrcode
LANGUAGE

gruppo mediterranea

© blozine, l'editoriale dalla B alla Z della www.icoe.it. Tutti i diritti sono riservati.